La Nuova Sardegna

Cagliari

Guerra dei presidenti, lo stagno muore

Guerra dei presidenti, lo stagno muore

Un perito della Lega coop esamina il bilancio del consorzio gestore mentre i Forestali indagano sull’inquinamento

03 giugno 2013
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CAGLIARI. Una perizia sul bilancio del consorzio Santa Gilla che ha in gestione lo stagno si è conclusa nei giorni scorsi per mano di un revisore straordinario nominato dalla Lega delle cooperative. E’ nota la guerra in corso tra il vecchio presidente Antonio Lampis il quale non riconosce l’elezione del successore, Emanuele Orsatti, nominato il 2 aprile scorso. La situazione è molto tesa perché da un lato il vecchio presidente ha espulso la cooperativa di Orsatti e tutte quelle che hanno sostenuto l’avvicendamento, dall’altra Orsatti non è stato a guardare e ha fatto valere la nomina promuovendo il blocco del conto corrente del consorzio e presentando esposti alla procura e al Corpo forestale anche sulla colonizzazione selvaggia delle arselle filippine che hanno quasi spazzato via la pregiata arsella locale. Il Corpo forestale ha chiesto analisi all’università e ha già condotto vari sopralluoghi anche a ridosso dello stabulario, per capire se parte della colonizzazione sia dovuta anche alla gestione delle acque di risulta dell’impianto che, da tempo, lavora anche mitili stranieri nella disapprovazione generale dei pescatori locali. Questo e altri sono stati i motivi del dissapore crescente tra vecchia e nuova gestione. Lampis giorni fa ha inviato un lungo comunicato dove espone i risultati della sua gestione, Orsatti contrattacca ed elenca i problemi di Santa Gilla, laguna un tempo pescosa. «Lo stagno come luogo dedicato alle produzioni non è mai decollato, un problema importante è che non c’è pieno possesso della laguna da parte di chi ha titolo per lavorarci. Con la concessione ci hanno dato un giocattolo rotto che noi non abbiamo saputo aggiustare. La peschiera, così come era stata costruita, non poteva funzionare. Non avevano calcolato la portata delle correnti e neppure che sul fondo si formano alghe che finiscono sulle griglie della peschiera, con le mareggiate queste saltano e il pesce se ne va. Con l’allargamento del ponte le correnti sono mutate e non se ne è tenuto conto: io le ricordo impetuose, ora è come se non ce ne fossero più. Inoltre manca completamente l’acqua dolce. Così lo stagno non ha un’acqua salmastra ma un’acqua marina, con una salinità d’estate superiore a quella del mare. Le cozze di Santa Gilla un tempo erano dolci, ora pizzicano. Le acque dolci vengono convogliate al porto canale, nello stagno entrano solo quando tracima il canale a causa delle piogge. E siccome sono inquinate, provocano ulteriori danni. I continui lavori hanno cancellato le formazioni in cui i pesci ricavano le loro tane. Anche noi pescatori abbiamo le nostre responsabilità: ognuno ha coltivato la sua parrocchietta e basta. Se riuscissi a fare il presidente, lavorerei su questo». (a.s.)

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