La Nuova Sardegna

Cagliari

Rapina al portavalori: si cerca la talpa dei “sette uomini d’oro”

di Luciano Onnis
Rapina al portavalori: si cerca la talpa dei “sette uomini d’oro”

Indagini di polizia e carabinieri nel Nuorese e anche nell’Iglesiente. Emergono affinità con altri colpi

23 marzo 2014
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SERRENTI. I rapinatori hanno fatto bingo: è di 6 milioni di euro il bottino del colpo messo a segno l’altro pomeriggio da un commando di sette banditi sulla statale 131, fra Serrenti e Sanluri. Un importo superiore a quanto fatto velatamente intendere in un primo momento, quando si era parlato di somma ‘plurimilionaria’ fra i tre-quattro milioni. La sede di Cagliari della Banca d’Italia, l’unica a conoscere la cifra esatta destinata agli uffici postali della provincia di Nuoro, lo ha notificato ai carabinieri e alla polizia che stanno dando una caccia serrata alla banda, con particolari attenzioni al Medio Campidano, al Nuorese e all’Ogliastra. Una cosa è certa: si tratta di autentici professionisti che hanno studiato e messo a segno il colpo senza trascurare il minimo dettaglio e con fredda determinazione.

Il basista. È appare certo un altro dettaglio: qualcuno ha rivelato per filo e per segno lo spostamento dell’ingente somma da Cagliari alla zona di Nuoro. «I viaggi dei portavalori – ha chiarito il tenente colonnello Alfredo Saviano, comandante il Reparto operativo provinciale di Cagliari – sono coperti dalla massima segretezza, quindi è logico che si pensi a una talpa». Verrebbe sin troppo facile ipotizzare che la spia sia all’interno, o comunque molto vicina alla cooperativa “Vigilanza Sardegna”, addetta al trasporto del denaro per banche e uffici postali. L’assalto a Nuoro.

L’ipotesi è supportata dall’altro colpo milionario messo a segno lo scorso ottobre a Nuoro, sempre ai danni di un furgone portavalori dello stesso istituto di vigilanza che trasportava il denaro (5 milioni) da Cagliari al capoluogo barbaricino. Molte le affinità fra il colpo di allora e quello di avantieri a Serrenti. Lo hanno lasciato intendere anche il colonnello Davide Angrisani, comandante provinciale di Cagliari dei carabinieri, e il tenente colonnello Saviano nel corso della conferenza stampa di ieri mattina. È probabile che si tratti della stessa banda, magari con alcuni componenti che si alternano attorno al nucleo principale di tre-quattro uomini. Parlata dell’interno. Una cosa appare comunque certa: la parlata dei sette fuorilegge era tipicamente nuorese, come affermato dai cinque vigilantes che se li sono trovati di fronte. Gli investigatori dell’Arma, ma anche la polizia, hanno effettuato serrati controlli – e lo faranno ancora a lungo – su possibili componenti del commando entrato in azione a Nuoro. Pregiudicati e anche semplici sospettati sono nel mirino degli inquirenti, che battono ogni pista in Campidano, nel Nuorese e in Ogliastra. Le indagini. «Procedono a 365 e non solo a 360 gradi – dice un abbottonatissimo tenente Marcello Capodiferro, comandante la Compagnia carabinieri di Sanluri –, niente viene trascurato».

E fra le varie piste c’è anche quella dell’Iglesiente, dove nelle campagne e nei paesi è fortemente radicata la presenza di barbaricini (soprattutto allevatori) che potrebbero aver dato in qualche modo appoggio ai banditi venuti dalle loro zone d’origine. Negli ambienti dell’Arma è stato ripresa in mano anche la rapina dell’agosto 2003 compiuta fra Gonnesa e Iglesias, quando i banditi (anche allora più o meno nello stesso numero) con armi da guerra e un fuoristrada speronarono il furgone portavalori della Sicurezza Notturna e si impossessarono di circa 500 mila euro.

Le armi. Il colpo di Serrenti si arricchisce di ulteriori particolari. Le armi usate dai 7 banditi, o almeno quelle che hanno sparato, non sarebbero fucili kalashnikov (come supposto inizialmente), ma armi automatiche non meglio precisate. Il calibro dei proiettili recuperati, meno di 20 (forse una decina), non è compatibile con il fucile d’assalto sovietico. Per il resto tutto confermato: banditi con il volto coperto da passamontagna, tute mimetiche, le due auto e l’autoarticolato rubati – l’Audi A6 a Olbia, il pick up Fiat Strada a Nuoro, il Tir della società “Millenium” a Serramanna –, il tentativo andato a vuoto di bruciare i tre mezzi (ora nelle mani dei Ris) per cancellare impronte o tracce biologiche con taniche di benzina portate appositamente, le 14 valigette piene di denaro e prive del dispositivo di macchiatura delle banconote, che prendono il volo. E con loro la banda al completo, fuggita su un Fiat Doblò bianco, sicuramente sostituito con auto “pulite”.

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