La Nuova Sardegna

Cagliari

Cagliari, Alfredo Fabbrocini è il nuovo dirigente della squadra mobile

Il nuovo dirigente della squadra mobile di Cagliari Alfredo Fabbrocini (foto Mario Rosas)
Il nuovo dirigente della squadra mobile di Cagliari Alfredo Fabbrocini (foto Mario Rosas)

Napoletano, ha lavorato in Calabria, Puglia, Sicilia, Emilia Romagna e l'ultimo incarico è stato nello Sco, il servizio centrale operativo della polizia, da dove veniva inviato in "missione continuativa" nella squadra mobile di Palermo

03 maggio 2016
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CAGLIARI. E' Alfredo Fabbrocini, 43 anni, il nuovo dirigente responsabile della squadra mobile della questura di Cagliari. Napoletano ("di Posillipo"), Fabbrocini ha girato il sud dell'Italia sempre con incarichi nella squadra mobile. L'ultima responsabilità è stata nello Sco, il servizio centrale operativo della polizia, da dove veniva inviato a Palermo con vari mandati, tutti nella squadra mobile.

"Non conosco Cagliari - ha spiegato - ma ho parlato a lungo con i miei predecessori e credo che lavorerò bene in questa terra dove mi sono formato l'idea che si debba essere ospiti graditi ma soprattutto buoni conoscitori della realtà locale. Cagliari ha una squadra mobile di grande tradizione, da Maria Rosaria Maiorino che è stata la prima donna dirigente di squadra mobile a Luca Armeni che saluto (Armeni è andato a dirigere la squadra mobile di Bologna), mi muoverò nel solco di illustri predecessori, il resto verrà cammin facendo".

Nel panorama nazionale, Cagliari è una città abbastanza tranquilla: "Certo, ho lavorato in posti ad alta densità criminale, ma nei luoghi tranquilli, dove non ci sono grandi realtà delinquenziali, si vede il lavoro vero dell'investigatore. So bene che mi occuperò di droga, ma anche della immigrazione clandestina e di pubblica amministrazione. I colleghi mi hanno segnalato l’apporto dei cittadini alle indagini che hanno svolto. Spero che Cagliari sia pronta a un passo ulteriore. Mi auguro che i cagliaritani non si limitino a comportarsi da tifosi per una squadra che scende in campo, ma che vogliano sentirsi compagni di una squadra in cui le istituzioni giocano in attacco».

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