La Nuova Sardegna

Cagliari

Il caso

Giallo di Tuvixeddu, svolta nelle indagini: trovato il Dna di un uomo sui vestiti di Manuela Murgia

di Luciano Onnis
Giallo di Tuvixeddu, svolta nelle indagini: trovato il Dna di un uomo sui vestiti di Manuela Murgia

La 16enne fu trovata senza vita nel 1995, la Procura ha riaperto il fascicolo sulla sua morte archiviata come suicidio per la quale ora c’è un indagato: l’ex fidanzato

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Cagliari Ci sarebbe la conferma che nel giubbotto, nei pantaloni e negli indumenti intimi di Manuela Murgia, la ragazza cagliaritana trovata morta ai piedi del canyon di Tuvixeddu il 4 febbraio 1995, ci sono tracce genetiche sicuramente maschili che potrebbero dare una svolta alle indagini su un caso chiuso allora come suicidio e riaperto qualche mese fa dalla Procura. Indagato il fidanzato di allora della ragazza, Enrico Astero, di 54 anni, per l’ipotesi di reato di omicidio volontario e difeso dall’avvocato Marco Fausto Piras.

Dai nuovi accertamenti avviati dai super esperti nominati dalla difesa e dalla parte civile – l’ex generale del Ris di Parma Luciano Garofano per l’indagato, il genetista Emiliano Giardina per i familiari della ragazza costituiti parte civile con gli avvocati Bachisio Mele, Giulia Lai e Maria Filomena Marras –  sarebbero emersi una quarantina di elementi biologici marcatamente maschili, fra cui numerosi individuati nel reggiseno e negli slip della vittima. Sarebbe stata effettuata l’estrazione del Dna e anche  la comparazione genetica con i profili acquisiti dalla polizia scientifica.

Da questo esame potrebbero scaturire adesso  importanti novità che consentirebbero di dare una svolta decisiva al caso. Come detto, la morte di Manuela Murgia era stata refertata dal medico legale di allora come suicidio e il caso archiviato.

I familiari della ragazza non hanno mai creduto a questa conclusione e hanno sempre cercato spunti per far riaprire il caso. C’era stata in realtà anche una riapertura una decina d’anni dopo, ma la Procura procedette con una nuova archiviazione. La svolta è arrivata con una seconda riapertura del fascicolo giudiziario a  gennaio quando gli avvocati della famiglia Murgia hanno presentato  al pubblico ministero Guido Pani, titolare dell’inchiesta, l’esito di una consulenza medico-lagale affidata al professor Roberto Demontis dell’Università di Cagliari. Il suo referto ha capovolto quello dell’autopsia effettuata a suo tempo dai medici legali Francesco Paribello e Giuseppe Santa Cruz, che certificarono la morte della ragazza “per precipitazione”, ovvero come presunto suicidio: Manuela si sarebbe gettata dal canyon volontariamente, precipitando per 35 metri. Il professor Demontis, ottenuta dagli avvocati copia del referto autoptico concessa dalla Procura, ha ribaltato la tesi del decesso della ragazza, attribuendolo a un omicidio. Caso riaperto dal pm Pani e nuove indagini affidate alla polizia. Gli uomini della Squadra mobile hanno recuperato tutti gli indumenti indossati da Manuela al momento della morte, custoditi nel vecchio istituto di medicina legale di via Porcell, oggetto dell’incidente probatorio dello scorso luglio,  quando il gip Giorgio Altieri ha decretato nuovi accertamenti biologici su indumenti,  scarpe e accessori personali della ragazza, dando ai periti ottanta giorni di tempo dall’8 luglio per  comunicare l’esito dei riscontri genetici. L’attività si sarebbe conclusa in questi giorni e ci sarebbero in proposito importanti novità, anche sotto forma di conferme.  In tutto questo tempo, da gennaio a oggi, è ripresa con grande determinazione anche l’attività investigativa della Squadra mobile di Cagliari, coordinata dal pm Guido Pani e  diretta dal primo dirigente Davide Carboni. Sui risultati riserbo totale, ma la verità si avvicina.

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