La Nuova Sardegna

Nuoro

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«Attentato, una grande amarezza»

«Attentato, una grande amarezza»

Parla l’edicolante al quale ignoti hanno incendiato il furgone

22 marzo 2014
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AUSTIS. A pochi giorni dall’attento subito Enrico Fadda, l’edicolante del paese, nonchè consigliere di minoranza, esprime tutta la sua amarezza per ciò che gli è capitato. Ignoti gli hanno incendiato il furgone che usava per lavoro. «Sono esterrefatto per quanto è successo – racconta l’uomo – mi è stato appiccato fuoco al furgone che adoperavo sia come mezzo da lavoro che per spostarmi con la mia famiglia. Il mezzo è andato completamente distrutto e le fiamme si sono propagate anche all'abitazione. Ho fatto appena in tempo – aggiunge – a mettere una coperta per coprire la bambina di due anni e mezzo, correre giù per le scale e trovare scampo all’esterno. Io e la mia famiglia non riusciamo a capacitarci di quanto è successo. Siamo persone tranquille e oneste che lavorano in questa piccola comunità».

Poi aggiunge: «Ho deciso di rientrare a Austis dopo un periodo vissuto al nord per lavoro perchè credevo che si potesse creare un futuro per me, la mia ragazza e i miei figli. Ma ora le mie certezze cominciano a vacillare. Abbiamo anche pensato di andare via, lasciare questo paese al suo destino».

Enrico Fadda è un gran lavoratore e dopo tanti anni di sacrifici il dolore che sente, oltre al danno materiale, è quello di non potersi sentire più sicuri neppure all’interno della sua casa. «Ho ricevuto tantissime manifestazioni di solidarietà dalla gente di Austis e dei paesi del circondario – aggiunge Fadda – ma mi sento solo, abbandonato dallo Stato e dai suoi rappresentanti, che soprattutto in casi come questo devono dimostrare fermamente che si è presenti in difesa dei cittadini onesti. Fa male l’assordante silenzio nel quale si ripiomba il giorno dopo, come se nulla fosse successo. Sono consigliere di minoranza, correttamente oppositore e ho poca voglia di strumentalizzare politicamente qualsiasi cosa. Ma il silenzio fa male. Abbiamo pensato di andare via – conclude – lasciare questo paese al suo destino, come hanno fatto altre famiglie non far crescere i nostri figli in un ambiente nel quale non si sentono sicuri, e di questo un amministratore si dovrebbe preoccupare». (k.s.)

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