Record di fallimenti e vendite all’incanto ma nessuno compra
Macomer, negli ultimi due anni la crisi ha colpito duramente Cresce anche il numero delle esecuzioni patrimoniali
MACOMER. Ci sono i fallimenti recenti e quelli d’annata che si trascinano da anni con aste inconcludenti. Negli ultimi due anni la crisi ha colpito pesante, cancellando aziende importanti e centinaia di posti di lavoro. A Macomer si contano ben sette procedure concorsuali e fallimenti dichiarati dal 2012 a oggi, 16 in tutto nel centro Sardegna. Sono sedici se si contano solo quelli sui quali è intervenuta la sezione fallimentare del Tribunale di Oristano, ma ce ne sono altri che sfuggono al conteggio perché la sede legale della società dichiarata fallita era situata nel territorio di competenza di un altro tribunale, come nel caso dell’Eurografica che è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Cagliari. Macomer è il Comune che ricade sotto la giurisdizione del Tribunale di Oristano, dove si registra il maggior numero di fallimenti sia in rapporto al numero degli abitanti sia al numero delle attività insediate, ma detiene anche un altro record, quello del fallimento di aziende col maggior numero di dipendenti, fatto che ha conseguenze sociali pesanti sul territorio. Si pensi soltanto al fallimento di aziende come la ex Legler, che ha messo per strada più di 300 lavoratori, e a quello della Queen con altri 300 impiegati e operai rimasti senza lavoro e senza un futuro, ma anche a quello del Gtm che rilevò la ex Texal (azienda subentrata alla storica Alas) che nel 2003 cancellò un centinaio di posti di lavoro. Le aste per la vendita dello stabilimento ex Texal sono state bandite più volte senza che si sia mai riusciti a vendere il capannone. Invenduti anche quelli degli stabilimenti Legler e Queen. Altri sono stati acquistati, come nel caso dell’ex caseificio Tanda, uno dei capannoni più grandi dell’area di Tossilo, ma probabilmente non avranno un futuro in termini di produzione e occupazione. Attualmente a Macomer sono in vendita giudiziaria 8 immobili commerciali, tre edifici industriali e 16 unità immobiliari residenziali. Quello degli edifici messi all’asta è un altro aspetto della crisi che ha colpito Macomer e ne dà la dimensione della portata. Preoccupano le esecuzioni patrimoniali, ma preoccupano ancora più i fallimenti. Il loro numero è cresciuto negli ultimi cinque anni. L’ultimo risale ai primi di aprile e ha interessato una ditta di movimento terra. Il fallimento lascia per strada i dipendenti delle aziende dichiarate fallite e ha conseguenze economiche anche sulle ditte creditrici, che non potranno incassare il credito o ne otterranno solo una minima parte quando e se il curatore riuscirà a vendere i beni dell’azienda fallita. I fallimenti hanno anche un effetto domino. Alcune aziende della zona che hanno subito il tracollo erano creditrici di altre aziende fallite e si sono ritrovate con crediti inesigibili. Altre erano aziende dell’indotto o appaltatrici che vivevano grazie all’azienda principale.