La Nuova Sardegna

Nuoro

Fallito assalto a un blindato, in carcere due operai di Talana

di Gianna Zazzara e Pier Luigi Piredda
Fallito assalto a un blindato, in carcere due operai di Talana

Franco Arzu e Michele Serra arrestati dai carabinieri con pesanti accuse della procura di Grosseto Traditi da due telefoni cellulari utilizzati nella zona della sparatoria e intestati a misteriosi cinesi

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NUORO. I due banditi erano appostati a bordo di un furgone cassonato nascosto tra gli alberi sulla strada che da Tirli porta a Ampio, nel cuore della Maremma, in Toscana. Quando l’auto dei carabinieri si era avvicinata, il camioncino si era messo in moto e poi partito a tutta velocità. I militari avevano cominciato l’inseguimento e dal furgone erano partite due o tre raffiche di fucile mitragliatore, sparate dal lunotto posteriore sfondato dal primo proiettile. Poi la fuga. Prima col furgone nei boschi e poi i due che erano a bordo erano riusciti a far perdere le loro tracce scappando a piedi. Era il 2 maggio 2012.

Dopo due anni di indagini, la procura della Repubblica di Grosseto ha chiuso la prima parte dell’inchiesta e richiesto al gip Valeria Montesarchio due ordinanze di custodia cautelare in carcere. Che sono state eseguite dai carabinieri del Comando provinciale di Nuoro. Franco Arzu, 48 anni, operaio e piccolo imprenditore di Talana, è stato arrestato a Nuoro: era uscito dalla sua abitazione nel paese ogliastrino alle prime luci del giorno e i carabinieri sono riusciti a intercettarlo solo a metà mattina all’ingresso della città. L’hanno invitato a seguirli in caserma dove gli è stato notificato il provvedimento di arresto. Con accuse pesantissime: tentato omicidio aggravato, tentata rapina aggravata, detenzione illegale di armi da guerra, furti aggravati e resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Le stesse accuse che hanno fatto finire in carcere a Lanusei, Michele Serra, 33 anni, arrestato nel cantiere edile dove stava lavorando.

I due, assistiti dagli avvocati Lorenzo Soro (Arzu) e Nazzarena Tilocca (Serra) saranno interrogati domani nelle carceri di Badu ’e Carros a Nuoro e San Daniele di Lanusei.

A portare gli investigatori dalla Toscana all’Ogliastra è stato un telefonino cellulare trovato dai carabinieri poco dopo il conflitto a fuoco di Tirli, nei pressi di un posto di blocco dove, per un normale controllo antirapina, era stata fermata una Bmw condotta proprio da Michele Serra.

Quel telefonino recuperato era intestato a un cinese e quindi inizialmente non era stato fatto alcun collegamento con il talanese fermato al posto di blocco. Ma nell’approfondire le indagini, i carabinieri avevano provato a fare i numeri memorizzati sul telefonino, soprattutto uno che era stato ripetuto decine di volte proprio nelle ore immediatamente precedenti e successive alla fallita rapina. A quel numero, anche quello pare intestato a un cinese, aveva risposto Franco Arzu. Da quel momento, l’inchiesta sul fallito assalto al blindato preceduto dalla sparatoria aveva imboccato una pista ben precisa che portava in Sardegna. Le indagini sono andate avanti per due anni, alla ricerca di elementi che potessero sostenere le ipotesi investigative maturate nell’immediatezza dei fatti. E così, sulla base della ricostruzione della sparatoria, fatta dai carabinieri di Grosseto, uno dei due banditi che si trovavano a bordo del furgone cassonato dal quale erano partite le raffiche di fucile mitragliatore all’indirizzo della “gazzella” dei carabinieri sarebbe stato proprio Franco Arzu.

Michele Serra avrebbe invece svolto il ruolo di vedetta, con il compito di segnalare l’eventuale arrivo di forze dell’ordine, come in effetti era successo, ma soprattuto comunicare il percorso del furgone blindato che avrebbe dovuto trasportare oltre un milione di euro agli uffici postali della zona. E proprio nel corso dei suoi spostamenti tra Tirli e Ampio (il comune della Maremma che ha anche dato il nome all’operazione) l’operaio di Talana era stato fermato alla guida della Bmw.

La prima svolta delle indagini è arrivata sabato con i due arresti, ma la procura di Grosseto (a coordinare l’inchiesta è il sostituto procuratore della Repubblica, Ferraro) sta continuando a indagare per dare un volto a tutti i componenti della banda che avrebbe dovuto fare il colpo milionario. In particolare per scoprire il bandito che aveva esploso le raffiche di mitragliatore contro i carabinieri dal lunotto posteriore del furgone. E non è improbabile che possano scattare altri arresti in Sardegna o nella conunità sarda che vive in Maremma.

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