Nessun cimitero di sequestrati, ma resta il mistero
L’ultimo sopralluogo esclude ogni ipotesi di omicidi recenti La teoria in attesa della datazione: resti di carbonai dell’800
INVIATO A ORGOSOLO. Il sopralluogo compiuto giovedì dal sostituto procuratore Giorgio Bocciarelli nella grotta di Sos d'Orane fa definitivamente tabula rasa dell'ipotesi secondo cui gli scheletri ritrovati nelle ultime settimane in questa parte del Supramonte siano i resti di persone sequestrate nei decenni appena trascorsi e mai tornate ad abbracciare i propri familiari. Così come verrebbe escluso definitivamente il fatto che ci si trovi di fronte a scheletri di persone uccise nello stesso lasso di tempo. Il magistrato ha fatto capire come l'inchiesta per omicidio (di ignoti e a carico di ignoti) a questo punto non abbia ragion d'essere. Il mistero dei teschi e delle ossa umane ritrovate in un anfratto venuto alla luce dopo l'alluvione del novembre scorso, insomma, riguarda più gli archeologi e gli storici. Con Bocciarelli, nel sopralluogo che ha richiesto una mezz'ora buona di cammino da monte San Giovanni sin quasi il rio Flumineddu, ieri di buon mattino c'erano i carabinieri di Nuoro (il tenente colonnello Sorrentino e il capitano Mereu), gli uomini del corpo forestale, autori della scoperta (presente anche il direttore dell'ispettorato provinciale Gavino Diana) e l'anatomo patologo Vindice Mingioni, il medico che sin dall'inizio ha analizzato gli scheletri, soffermandosi in particolare su quei fori trovati in alcuni crani (che appunto avevano fatto pensare a uno o più delitti). Ha partecipato anche il soprintendente ai beni archeologici Antonio Sanciu.
Proprio giovedì mattina sono venuti alla luce, dopo una perlustrazione dei carabinieri, altri due teschi, uno dei quali appartenente con tutta probabilità a un bambino. Ma se non si tratta di resti di persone vittime di atti omicidi, allora che origine hanno questi scheletri? In attesa di una datazione esatta, da effettuare con tecniche simili al Carbonio 14, che ancora non è stata compiuta sui resti che appartengono ad almeno una dozzina di persone, non resta che affidarsi alle ipotesi, partendo da qualche dato certo. Il primo è che il perito Vindice Mingioni ha escluso che i fori trovati nei teschi siano stati provocati da armi moderne, cioè da colpi di pistola o di fucile. Questo fatto rafforzerebbe la tesi secondo cui ci si trova di fronte a un ossario di origine nuragica, fatto abbastanza comune nelle montagne del centro Sardegna, e che quei fori fossero il frutto di cure mediche antichissime, che prevedevano appunto anche la trapanazione del cranio.
Ma c'è chi pensa, e lo stesso archeologo Sanciu sembra tenere aperta anche questa ipotesi, che potrebbe trattarsi di una sorta di cimitero per alcune delle comunità di carbonai che nell'800, spesso con famiglie al seguito, lavoravano nella zona, e che dunque seppellivano sul posto le persone del gruppo che venivano a mancare, bambini compresi. Il fatto che la grotta sia chiami Sos d'Orane, letteralmente "quelli di Orani", potrebbe avvalorare questa tesi, e cioè che la comunità di carbonai proveniente dal vicino paese barbaricino utilizzasse quell'anfratto per dare sepoltura ai propri cari. Ossa e teschi, inoltre, non sarebbero state buttate alla rinfusa nella forra, ma adagiate con cura, dunque con il rispetto che ovunque si dà ai defunti. Questo fatto ovviamente avvalora anche la possibilità che ci si trovi di fronte a una piccola necropoli di epoca nuragica, o anche successiva.
A questo punto però, svanita ogni ipotesi fantasiosa sul fatto che la grotta di Sos d'Orane fosse un cimitero per sequestrati uccisi, non resta che attendere le analisi scientifiche per sapere se stiamo parlando di resti di uomini vissuti mille oppure cento anni fa.
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