Dina Dore, a Roma l’analisi del dna
I laboratori di Cagliari sono poco attrezzati e D’Aloja si sposta alla Cattolica
NUORO. Per una strana coincidenza, di quelle che il destino ogni tanto concede, questa mattina gran parte dei protagonisti, a vario titolo, del processo per l’omicidio di Dina Dore, si ritroveranno a Roma, seppur in varie sedi e con compiti decisamente diversi. Oltre agli avvocati di Francesco Rocca, Mario Lai e Angelo Manconi, che devono esporre in Cassazione la loro richiesta di spostare il processo da Nuoro perché considerata una sede inquinata da troppe pressioni, questa mattina nella Capitale ci saranno anche il perito nominato dalla corte d’assise per il Dna, Ernesto D’Aloja, e il consulente della difesa, il genetista forense Andrea Maludrottu.
Il motivo dello spostamento a Roma dei due esperti, è tanto semplice quando abbastanza sorprendente: i laboratori universitari di Cagliari non sono abbastanza attrezzati per consentire al docente e perito D’Aloja di svolgere fino in fondo uno degli incarichi che ha ricevuto dalla corte d’assise di Nuoro. Dopo aver risposto a un primo quesito, e aver così stabilito che sul nastro adesivo che aveva avvolto Dina Dore non c’era la traccia di un consanguineo in linea maschile di Antonio Lai – il papà del superteste Stefano Lai – al perito resta adesso da rispondere a un altro quesito. Deve stabilire se è vero o meno come ha accertato il consulente della difesa, che quella traccia di Dna appartiene a un consanguineo di Antonio Lai, ma in linea femminile.