La Nuova Sardegna

Nuoro

L’uxoricida chiuso in carcere non parla

di Kety Sanna
L’uxoricida chiuso in carcere non parla

Wu Xiaobo, cinese di 39 anni, ha ucciso la moglie a colpi di mannaia in una casa di via Nazionale: dall’ospedale alla cella

17 dicembre 2014
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OROSEI. Wu Xiaobo, il cittadino cinese di 39 anni che due giorni fa ha ucciso la moglie Xia Lingfen di 32 a colpi di mannaia, fino a decapitarla, è stato trasferito nel carcere di Badu’e Carros con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. L’uomo che dopo il massacro aveva tentato il suicidio tagliandosi le vene non ha detto nulla. Si è chiuso in se stesso senza far trapelare alcun tipo di emozione. Difeso d’ufficio verrà sentito nelle prossime ore dal gip del tribunale di Nuoro che lo sottoporrà all’interrogatorio di garanzia. Intanto i carabinieri della Compagnia di Siniscola guidati dal capitano Andrea Senes e coordinati dal sostituto procuratore Andrea Schirra, stanno cercando di ricostruire quanto accaduto e dare un movente ad una mattanza che ha impressionato tutti. Loro stessi hanno dichiarato di non aver mai visto un omicidio così efferato. Nella sala-cucina, proprio all’ingresso dell’appartamento, sangue ovunque. Così come sui muri e sulla porta che la donna ha cercato di aprire nel tentativo di scappare. Ma il marito, accecato dall’odio, è riuscito a trascinarla dentro finendola, senza pietà, con la grossa scure trovata poi a fianco al cadavere. Si è poi spostato in una stanza attigua e dopo essersi tagliato i polsi e provocato una ferita sul collo, ha atteso di morire dissanguato. Ma quelle lesioni erano troppo superficiali tanto che i medici del San Francecso hanno potuto dimettere in serata l’uxoricida che ha così passato la sua prima notte in una cella del carcere nuorese.

«In attesa dell’esito dell’autopsia che verrà effettuata nelle prossime ore, stiamo cercando di rintracciare la famiglia della donna – ha dichiarato il capitano Senes – ma non è facile. Siamo, invece riusciti a contattare una sorella dell’uomo che vive a Milano. Ci rivolgeremo anche all'ambasciata cinese in Italia con la speranza che ci dia un aiuto per raggiungere i parenti della vittima».

Wu Xiaobo e Xia Lingfen hanno due figli che vivono con i nonni nel paese d’origine. Sarebbero dovuti arrivare in Italia a breve per vivere con i genitori a Orosei. «Stavano preparando i documenti per facilitarne l’arrivo» hanno detto alcuni cittadini accorsi in via Nazionale appena avuta la notizia. Consideravano questa coppia normale, anche se lui è stato descritto come uno taciturno e introverso rispetto alla moglie più solare ed espansiva. Sempre alcuni oroseini due giorni fa, cercando di dare una spiegazione alla tragedia, hanno detto che la crisi economica aveva colpito anche loro. La coppia di cinesi gestiva infatti, un negozio di abbigliamento a poche decine di metri dalla casa degli orrori, lungo la stessa strada. Debiti che forse non riuscivano ad estinguere nonostante fossero puntualissimi nel pagare l’affitto dell’abitazione in cui vivevano. Nell’ultimo periodo marito e moglie pare litigassero spesso e non è escluso neppure che Wu Xiaobo fosse geloso della donna che ad Orosei (tutti la chiamavano Pina), era riuscita pure a coltivare delle amicizie. Un delitto atroce, inspiegabile, che ha sconvolto l’intera comunità da tempo abituata ad accogliere cittadini di tutte le nazionalità.

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