La Nuova Sardegna

Nuoro

Scomparso di Nule, nuovo appello dei genitori: «Chi ha rimorsi parli»

di Valeria Gianoglio
Dal 7 maggio non ci sono più notizie di Stefano Masala
Dal 7 maggio non ci sono più notizie di Stefano Masala

Stefano Masala è sparito dal 7 maggio. I familiari: «Crediamo gli sia stato fatto del male e l’abbiano nascosto, no a legami con l’omicidio di Gianluca Monni a Orune»

13 giugno 2015
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NUORO. «Temiamo seriamente che a Stefano sia stato fatto del male, e sia stato nascosto in qualche luogo inaccessibile». Quaranta giorni di dolore e silenzio dopo, anche le parole cambiano forma, sostanza, messaggio. Quaranta giorni dopo la scomparsa di Stefano Masala, e a poco più di un mese dal precedente intervento pubblico sulla stampa, nel secondo appello i genitori del giovane di Nule scomparso il giorno prima dell’omicidio dell’orunese Gianluca Monni, per la prima volta lasciano trapelare la rassegnazione.

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Il primo appello. «Caro Stefano – avevano detto nel primo appello carico di dolore ma intriso anche di tanta speranza – devi sapere che non sei solo, la tua famiglia come sempre ti è vicina e ti vuole bene. Non sappiamo cosa è successo, se hai paura di qualcosa noi siamo con te, siamo pronti ad aiutarti in qualunque momento e a qualunque ora. Se sei in difficoltà e puoi mandare un messaggio o un segnale, fallo immediatamente e noi siamo pronti a raggiungerti. Siamo preoccupati per te, tu non preoccuparti di niente: a noi interessa solo che tu torni a casa al più presto».

Torna a casa al più presto, dicevano dunque, al loro adorato Stefano, papà Marco, mamma Carmela, il fratello Giuseppe, e le sorelle Valentina e Alessandra. Una famiglia unita e misurata, anche nel dolore, come spesso capita nei paesi della Sardegna dove le grandi e piccole tragedie ogni comunità preferisce viverle in silenzio e con grande dignità.

Il secondo appello. Ma poi passano le ore, i giorni, le settimane. E con essi, per la famiglia Masala-Dore passa anche la speranza di poter riabbracciare Stefano e di poterlo ritrovare vivo. E il secondo appello lo lascia trapelare in modo chiaro.

«Temiamo seriamente – dicono i familiari – che a Stefano sia stato fatto del male, e sia stato nascosto in qualche luogo inaccessibile. Questa considerazione nasce dalla circostanza che non vi sono stati riscontri dopo 40 giorni di incessanti ricerche nelle campagne e nei paesi circostanti, da parte delle forze dell’ordine, di tutte le associazioni di volontariato e di innumerevoli persone di Nule».

«La famiglia Masala-Dore – continuano – con tutti i parenti vicini, chiede accoratamente agli abitanti di Nule e del circondario, se qualcuno conosce o ha visto qualcosa, riferisca con urgenza e celerità, anche in forma anonima, qualsiasi informazioni o indicazione utile al ritrovamento di Stefano, in particolare si invocano a chi, sapendo, non avrà mai la coscienza a posto, mantenendosi dentro questo rimorso».

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«Nessun filo rosso». Un punto fermo, anche attraverso il loro avvocato, Caterina Zoroddu, i familiari del giovane scomparso tengono a ribadirlo: «Stefano non c’entra nulla con il delitto di Orune, con la morte di Gianluca Monni».

Quello che molti hanno ribattezzato come “filo rosso” che legherebbe la scomparsa del giovane di Nule con l’omicidio del giovane di Orune, per i Masala-Dore semplicemente non esiste. Ed è sbagliato, per loro, continuare a sbandierarlo. Perché a loro, e a chi voleva bene al povero Stefano, interessa solo riportarlo a casa e poterlo piangere in pace.

Tutto il resto, le mille supposizioni, il profluvio di interventi e analisi, le tante dichiarazioni, a Nule, restano fuori dalla porta di casa. «Ci rivolgiamo – dicono i genitori di Stefano – a chi, sapendo, non avrà mai la coscienza a posto mantenendosi dentro questo rimorso». Che parli, allora, dice la famiglia, e dica dove ha nascosto il corpo di Stefano.

 

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