La Nuova Sardegna

Nuoro

Sfilata del Redentore e costumi sbagliati, mea culpa delle associazioni folk

di Stefania Vatieri

27 agosto 2015
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NUORO. Arriva il mea culpa delle associazioni folkloristiche dell'isola, nel post Redentore 2015. Il caso del costume tradizionale farlocco con il suo carico di malumore, malcontento e malcostume, porta inesorabile duri momenti di riflessione. Ammettere di aver sbagliato è spesso difficile, soprattutto per coloro che dell'errore ne hanno fatto un'abitudine. A partire dal gruppo che quest’anno più di tutti ha ricevuto impietosi giudizi sui suoi figuranti: il Coro polifonico Montanaru di Desulo. «A nome di tutto il gruppo di Desulo, chiedo scusa a tutti per lo spettacolo inappropriato di alcuni nostri figuranti - commenta il presidente dell'associazione desulese Antioco Frau - È vero, tra noi c'erano anche tanti ospiti con particolari discutibili, come zeppe o sandali argentati. Ma sono tante le persone esterne al gruppo che sognano di sfilare al Redentore e sinceramente di rifiutarli non me la sono sentita. D'ora in avanti saremo più severi, non vogliamo che il costume di Desulo, apprezzato in tutto il mondo, venga infangato per la troppa superficialità. Inoltre, accogliamo il consiglio della signora Contu di indossare la berritta, ha ragione lei, ma rimaniamo convinti che alcuni suoi giudizi non abbiamo ragione d'essere».

Il boccone amaro non spaventa chi delle critiche ha fatto una virtù. «Lo so, è difficile accettare le critiche, ma noi abbiamo deciso di renderle costruttive, e memori dei suggerimenti della studiosa quest'anno abbiamo deciso di mettere tutti sa berritta con l'intento di presentare al pubblico il costume nuorese nella sua completezza – spiega Giuseppe Pala, presidente del gruppo Gli Amici del Folklore, che quest'anno, tra i più lodati, ha aperto con stile la sfilata - Non nascondiamo il fatto che ci piacerebbe incontrare molto Franca Rosa Contu e parlare con lei delle nostre tradizioni».

Magna cum laude invece per il Gruppo Quartiere Villanova di Cagliari, lodato e applaudito da tanti, risultato frutto di tanto studio e sacrificio ripagato dal commento della Contu «è quasi commovente vedere passare questo gruppo, che segue un canone altissimo di rispetto del proprio costume tradizionale», e dal pubblico che ha esternato la sua ammirazione, come racconta orgoglioso Antonio Piras, presidente del gruppo. La disputa sul costume tradizione farlocco trascina perfino l'Isre nell'occhio del ciclone. «È un Ente inutile», commentano alcuni gruppi folk, nel post Redentore. Ma l'Istituto non ci sta.

«L'Isre è un gioiello preziosissimo invidiato in tutta l'isola, e fortemente voluto a Nuoro dal professor Lilliu, per la grande ricchezza culturale del territorio. Non accettiamo simili commenti da nessuno, a maggior ragione in un momento come questo in cui da Nuoro piano piano stanno portando via tutto – commenta aspramente Giampaolo Mele, componente del consiglio di amministrazione dell'Etnografico nonché maestro del Folklore, fondatore e direttore del coro di Nuoro –. Quindi a nome del presidente, Bruno Murgia, chiedo che l'Ente non venga coinvolto in sterili e superficiali polemiche che sviliscono la grande importanza dell'Istituto, equivocando il fatto che l'Isre non ha mai avuto contatti con l'emittente televisivo e che la signora Contu non era presente alla manifestazione come rappresentante dell'Istituto ma in forma privata. In merito alla questione degli abiti tradizionali, degli accessori e degli ornamenti che si vedono durante la kermesse barbaricina, mi trovo in accordo su tanti aspetti con la collega, gli eccessi non portano a niente – conclude Mele –. Noi ( Isre) siamo aperti a tutti i comuni della Sardegna ma non per criticarli, piuttosto per confrontarci e costruire insieme un percorso condiviso e condivisibile».

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