La Nuova Sardegna

Nuoro

L'INIZIATIVA

A New York impazzano i malloreddos made in Nuoro

Valeria Gianoglio
Daniele Fiori nel suo ristorante di Manhattan
Daniele Fiori nel suo ristorante di Manhattan

Il successo della pasta fatta in casa al ristorante di Manhattan di Francesca e Daniele Fiori

19 ottobre 2015
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NUORO. Classica “canistredda”, il piccolo cestino, sgraffignata dalla cucina per l’occasione, rotolo di pasta fresca stretto tra le mani, e via a stendere la sfoglia sul tavolino con la stessa maestrìa di una provetta casalinga nuorese. Se non fosse per gli inconfondibili taxi gialli che sfrecciano a pochi metri fuori dal locale, all’886 della Amsterdam avenue, e per le frasi in perfetto slang newyorkese che arrivano dalle sedie vicine, potrebbero essere a tutti gli effetti le prove tecniche di pasta fresca che vanno in onda in una cucina barbaricina. E invece è il cuore dell’Upper west side, a Manhattan, a pochi minuti dalla zona nord-ovest di Central Park.

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Trentacinque anni, nuorese, figlio di Brunello e di mamma Maria Luisa, Daniele Fiori fino a qualche anno fa faceva l’assicuratore. Fino a quando sua sorella Francesca ha mollato un lavoro sicuro a Milano per tentare l’avventura a New York. E alla fine, dopo tanto impegno, sudore e gavetta trascorsa a fare la cameriera, anche per lei che i suoi amici più intimi chiamano Chicca, il sogno americano è diventato realtà. Un ristorante aperto a Manhattan, il lavoro che ingrana, la soddisfazione di vedere che sì, da qualche parte al mondo il merito viene riconosciuto. È la bellezza di New York city: una metropoli che sprizza energia e speranza. Il successo e la svolta, lì, sembrano sempre dietro l’angolo.

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E così, quattro anni dopo che Daniele saluta Nuoro, abbraccia gli amici, convince i genitori che non è un pazzo neanche lui che sta lasciando un lavoro sicuro, e raggiunge la sorella Chicca, il ristorante che i due fratelli hanno aperto, l’”Arco-cafè”, è diventato un punto di ristoro e di buona cucina sarda, e nuorese in particolare, per tutta Manhattan.E Daniele, proprio quel Daniele che a Nuoro in tanti ricordano rincorrere un pallone sui campi dell’Atletico, impasta malloreddos come nemmeno una massaia di Santu Predu forse saprebbe fare.

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«La ricetta migliore – spiega con semplicità mentre continua a impastare – è sempre quella che ha la resa migliore per chi la realizza». Poi sorride, mentre i genitori andati a trovarlo a New York insieme a una ristretta delegazione del comitato Monte Ortobene, lo guardano orgogliosi, e spiega che sì, ora non ha più il tempo di farla lui, tutta la pasta fresca, e che un cuoco preparato a dovere e alcune attrezzature gli consentono di sfornarne di più: ben 80 chili alla settimana. «Ma usiamo sempre le materie prime genuine, e tanti prodotti di Nuoro – dice – e ci piacerebbe tanto pensare a un marchio».

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