L’imputato alla mamma: «Dì a Giovanni di indagare»
NUORO. Si giocherà attorno a 26 conversazioni intercettate nel 2006, buona parte del processo in corte d’assise per l’omicidio di Cisco Chessa. E attorno a una, in particolare, per la quale ieri...
NUORO. Si giocherà attorno a 26 conversazioni intercettate nel 2006, buona parte del processo in corte d’assise per l’omicidio di Cisco Chessa.
E attorno a una, in particolare, per la quale ieri mattina, insieme alle altre, la corte presieduta dal giudice Giorgio Cannas (a latere Tommaso Bellei) ha affidato al perito Francesco Pinna l’incarico per trascriverle. Il perito, per farlo, ha chiesto 60 giorni. Nel frattempo, in udienza, non potranno essere sentiti diversi testimoni della lista del pubblico ministero, perché le loro deposizioni sono legate proprio alle intercettazioni che devono essere trascritte. Una delle intercettazioni ritenute più interessanti e delicate è quella che era stata catturata il 7 luglio del 2006, in carcere a Badu ’e Carros, tra l’allora indagato Sergio Taioli e la mamma Maria Satta.
Si tratta di una conversazione che era stata intercettata dai carabinieri grazie a una cimice sistemata nel penitenziario nuorese, nella quale entrambi, mamma e figlio, fanno più volte riferimento a un certo “Giovanni”, di Orune, che saprebbe come sono andate le cose, quella notte, a Orune. Nel dialogo seguente, la “T” sta per Sergio Taioli, la “M sta per “Maria Satta”, madre di Taioli.
T: “Per quello di Orune tocca ad Angelo (fratello di Taioli, ndr) dirglielo, io qua non posso fare nulla”
M: “E quindi l’unico è Giovanni che ... io gli posso dire se riesce a sapere qualcosa in paese, gli dico “Fallo per Sergio”
T: “A Sergio l’hanno incolpato perché lui è l’esecutore materiale, gli devi dire (...) Quello che ha sparato digli ... un’altra persona e stanno indagando per lui, tu dille così (...) Digli “se fregano a Sergio fregano a te come seconda persona”. (v.g.)