Via Aosta, maltrattamenti nella casa di riposo: due indagati
La direttrice del centro e il presidente di “Anni d’oro” sono accusati di abbandono di persone incapaci
NUORO. L’indagine della Procura era partita un anno fa: la magistratura voleva vederci chiaro su quanto stava accadendo tra le mura della “Residenza Familia”, di via Aosta, su quella serie di segnalazioni di presunti maltrattamenti di anziani e su alcune morti ritenute sospette. Un’inchiesta delicata e complessa che è arrivata a conclusione, con due indagati: Rosanna Serra, 55 anni, di Nuoro, direttrice della casa di riposo, e Luigi Masala, di Cagliari, presidente dell’associazione “Anni d’oro” che gestisce la struttura di Nuoro (ma anche case protette e comunità per anziani in diversi comuni dell’isola). La conclusione delle indagini è stata notificata nei giorni scorsi dalla squadra mobile ai due indagati. Accusati di abbandono di persone incapaci e somministrazione di farmaci scaduti. Ma Serra e Masala dovranno rispondere penalmente anche dell’omissione delle misure di sicurezza riscontrate dagli inquirenti e certificate dai vigili del fuoco nel centro di via Aosta nel periodo precedente il blitz di giugno, quando gli agenti della squadra mobile, insieme ai tecnici dei vigili del fuoco, agli ispettori dell’Asl e a quelli dello Spresal, si erano presentati nella “Residenza Familia” con un provvedimento di perquisizione firmato dal sostituto procuratore della Repubblica Giorgio Bocciarelli, titolare dell’inchiesta. Perquisizione – con conseguente sequestro di documentazione tecnica, ma anche cartelle cliniche e medicinali scaduti –, dalla quale erano emerse, tra l’altro, una serie di irregolarità sul fronte della sicurezza. Su disposizione del gip Claudio Cozzella era quindi scattato il sequestro preventivo della struttura (mai chiusa), dissequestrata non appena la proprietà (rappresentata dall’avvocato Francesco Carboni), aveva posto rimedio all’irregolarità.
Dalle indagini della squadra mobile di Nuoro, coordinata dal dirigente Fabrizio Mustaro, sono emerse una serie di condotte sul fronte assistenziale, che avrebbero avvalorato le segnalazioni su presunti maltrattamenti di anziani e su alcune morti sospette dalle quali è partita l’inchiesta. Nella casa di riposo, secondo quanto emerso dall’indagine, gli anziani erano ospitati in pessime condizioni igienico sanitarie ed erano assistiti da personale privo di qualifica professionale adeguata a svolgere tale mansione, oltre che in numero insufficiente, con conseguenti turni di lavoro scoperti. Ai pazienti sarebbero stati somministrati anche farmaci scaduti. Ma nel dossier della Procura c’è anche il triste caso, risalente al 2013, di un anziano ospite arrivato al pronto soccorso dell’ospedale San Francesco in condizioni critiche, gravemente disidratato, e poi morto. E quello di un’altra paziente morta suicida, lanciandosi dalla finestra del quarto piano della casa di riposo. E ancora, quello di una donna che si era allontanata dalla struttura, ritrovata poi dalla polizia mentre vagava per le strade, parecchio lontano dal centro di via Aosta. Mentre un anziano arrivato in ospedale con una ferita ad un occhio, aveva raccontato ai medici di essere stato picchiato nella “Residenza Familia”. L’uomo avrebbe rischiato di perdere un occhio proprio a causa delle lesioni riportate durante «la fase di contenimento di una violenta crisi», così era stata motivata la vicenda da chi era presente nella struttura. Racconti di testimoni allegati agli atti dell’inchiesta. Da qui, le ipotesi di reato di abbandono di persone incapaci e somministrazione di farmaci scaduti. Anche se molte famiglie hanno difeso a spada tratta l’operato del centro.
Il blitz di polizia, vigili del fuoco, Asl e Spresal era avvenuto la mattina dell’8 giugno. La polizia aveva suonato alla porta della “Residenza Familia” con un provvedimento di perquisizione firmato dal sostituto procuratore della Repubblica Giorgio Bocciarelli. Gli investigatori avevano passato al setaccio la struttura rilevando una serie di irregolarità. Contemporaneamente la perquisizione era scattata anche a Cagliari, nella sede dell’associazione “Anni d’oro”.