Ottana, la rabbia dei lavoratori: «Pronti a marciare su Cagliari»
Ultimatum dei dipendenti di Ottana Energia alla Regione: «Vogliamo risposte entro pochi giorni» Lo stabilimento è fermo dal 31 dicembre. Diventa concreto il rischio della cassa integrazione
OTTANA. «Se non ci saranno risposte nel giro di qualche giorno da parte dei vari tavoli regionali e nazionali ancora aperti siamo pronti a mettere in atto manifestazioni clamorose per alzare il tiro della protesta e mantenere alto il livello della vertenza». Questo l’ultimatum lanciato dai lavoratori di Ottana e, in particolare, da quelli di Ottana Energia, che, l’altro ieri hanno tenuto un’assemblea in fabbrica alla presenza dei rappresentanti sindacali di categoria. «Siamo stanchi – hanno detto i lavoratori – di non avere risposte dalle istituzioni e dalla politica e non ne possiamo più dei numerosi rinvii per risolvere la nostra vertenza. La pazienza è ormai alla fine. Se continuerà questo assordante silenzio siamo pronti a scendere in piazza e, se necessario, a marciare su Cagliari». A fare crescere l’allarme è la mancanza di certezze sul futuro di Ottana Energia e di Ottana Polimeri, le due principali realtà industriali del centro Sardegna, il cui futuro è legato da un filo sempre più indissolubile e incerto. Gli spiragli aperti nell’incontro tenutosi a metà febbraio a Cagliari tra Regione, Confindustria e i sindacati, alla presenza del presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore all’Industria, Maria Grazia Piras, stanno diventando ogni giorno più flebili. «In quell’incontro – hanno ricordato i lavoratori – era stata garantita l’immediata ripresa di un confronto con il ministero dello Sviluppo economico e con l’Eni per trovare soluzioni in grado di fare ripartire la produzione del sito industriale. Invece, a tutt’oggi, non è cambiato nulla». Così, per i lavoratori di Ottana Energia, i cui motori sono spenti dal 31 dicembre 2015 per la mancata proroga dell’essenzialità, il rischio di essere collocati in cassa integrazione diventa ogni giorno più concreto. L’azienda ha già fatto sapere che non è più in grado di sostenere i costi economici di uno stabilimento chiuso pagando anche gli stipendi ai lavoratori. Per ora, la cig è stata solo rinviata grazie alla mediazione sindacale. Ma ai primi di marzo potrebbe diventare realtà. Così i lavoratori di Ottana Energia potrebbero finire nel buco nero della cassa integrazione dove già si trovano da due anni i loro colleghi di Ottana Polimeri la cui situazione è altrettanto complessa e difficile. Il problema più impellente, per i lavoratori di Ottana Polimeri, è proprio il pagamento della cassa integrazione, che, fino alla definizione della pratica ministeriale, peraltro, ancora in alto mare, avrebbe dovuto essere anticipato dalla Regione tramite la Sfirs. Invece, la convenzione Regione-Inps, che autorizza questa procedura, non è stata ancora rinnovata. Così i lavoratori di Ottana Polimeri non ricevono un soldo da novembre 2015. Il disagio è al limite della disperazione. Se a questo si aggiunge l’incertezza sul futuro dello stabilimento, legato a diversi piani industriali già presentati dall’azienda e ancora suoi tavoli di una politica sempre più indifferente ai problemi di Ottana, la situazione diventa incandescente. Al punto che potrebbe trasformarsi in una clamorosa protesta dai rischi sociali imprevedibili.