Fondo di microcredito Fse per gli ex tessili
La misura era stata inserita nell’accordo sottoscritto dalla Regione per i disoccupati
MACOMER. Nei prossimi giorni si saprà quante sono le richieste di accesso al “Fondo microcredito Fse” per i lavoratori espulsi del settore tessile presentate dagli ex dipendenti delle aziende della provincia di Nuoro che hanno chiuso i battenti a causa della crisi lasciando per strada un gran numero di disoccupati. Il 30 aprile scadrà il termine per presentare tramite via telematica le domande di accesso al fondo. La misura era stata inserita nell’accordo sottoscritto dalla Regione e dai sindacati per definire la vertenza dei tessili rimasti senza lavoro e senza reddito dopo la fine degli ammortizzatori sociali decisa dal governo Renzi. «Il Fondo Microcredito Fse, in linea con gli scopi istituzionali del Fondo sociale europeo – spiega una nota della Sfirs –, fornisce il proprio sostegno finalizzato al contrasto della disoccupazione e all’integrazione sociale nel mercato del lavoro attraverso il finanziamento di iniziative imprenditoriali promosse da parte di categorie di soggetti con difficoltà di accesso al credito e in condizioni di svantaggio».
Si tratta di un intervento che agevola l’iniziativa di chi vuole crearsi un lavoro in proprio nei settori dei servizi al turismo, dei servizi sociali alla persona, nella tutela dell’ambiente, nel risparmio energetico ed energie rinnovabili, nei servizi culturali e ricreativi, nel manifatturiero, nel commercio di prossimità, nell’artigianato e nei servizi alle imprese. In poche parole: si finanzia l’autoimpiego. Non si tratta di contributi a fondo perduto, ma di un prestito a interessi zero. «Il prestito, per un importo variabile da un minimo di 5.000 a un massimo di 25.000 euro – spiega ancora la Sfirs –, viene concesso con un tasso di interesse nullo e con una rateizzazione a cadenza mensile con decorrenza a sei mesi dalla stipula del contratto e 18 mesi per le imprese costituende alla data di presentazione della domanda». (t.g.t.)