«Una bella realtà, mi trasferirei subito»
NUORO. L’inglese dal carattere freddo e non troppo loquace non è uno stereotipo. Però è anche gentile, rispettoso e ordinato, tanto da rendere funzionale la sua nazione, sempre di più un crocevia di...
NUORO. L’inglese dal carattere freddo e non troppo loquace non è uno stereotipo. Però è anche gentile, rispettoso e ordinato, tanto da rendere funzionale la sua nazione, sempre di più un crocevia di genti e lingue diverse. I ragazzi dell’istituto tecnico “Salvatore Satta”, confermano, dopo le sei settimane a Portsmouth, città marittima a un’ora e mezza di auto da Londra. Tanto che Carlotta Brau, due settimane dopo il rientro, ha fissi nella mente luoghi e persone, e il dispiacere di essere dovuta andare via: «Mi piacerebbe vivere lì, mi trasferirei subito». Una scelta forse solo rinviata. Gli apprendisti operatori turistici sono già soddisfatti. Lo stage inglese è stato vissuto dai 15 studenti arrivati da Nuoro dentro i meccanismi delle attività produttive locali, con compiti e ruoli precisi: «La mattina, attività di marketing sugli eventi del ristorante e la sera il servizio per i clienti, tra i quali spesso calciatori conosciuti e uomini d'affari» sono i giorni nel locale di cucina indiana raccontati da Giulia Giuliani, che ha diviso l'esperienza con Chiara Corrias, Eugenio Pittalis, Maria Grazia Piga e Stefania Appeddu.
Ristorante tra i clienti dell’azienda di import-export di alimentari dove hanno trovato collocazione Fabio Bua e Valentina Tota. Durante la parentesi, per i due allievi anche il compito di ricevere al telefono gli ordini. Così da riportare in Italia anche qualche dato da statistica: «I prodotti per noi costano di più, per via del cambio monetario che favorisce la sterlina sull'euro. Nel campo alimentare si tratta più che altro di cibi surgelati, in linea con una cultura dove non si dà molta importanza alla cucina». La vendita è per lo più on line. Dove viaggiano anche le notizie a beneficio degli studenti del “portale” dove ha fatto esperienza Maria Giovanna Serra, originaria di Lula: «Un’offerta di servizi informativi su corsi universitari, riferimenti logistici e opportunità di lavoro». Niente di diverso da quanto avviene in Italia, tutto però da spiegare in inglese. Più delle novità, qualche curiosità: «Mi ha colpito il fatto che molti non conoscessero la Sardegna o ne sapessero ben poco». Distanze culturali e di costume a parte, gli inglesi – spiegano i docenti accompagnatori del “Satta” – hanno apprezzato il lavoro dei ragazzi, tanto da lasciarsi andare a complimenti, loro che non indugiano nei sentimentalismi, così come non sono soliti infervorarsi. Soprattutto nei gesti della quotidianità. Un menage essenziale, come hanno riportato i nuoresi del “Satta”, del contatto con le famiglie ospitanti, ricordano Chiara e Caterina Corrias. Dialogo e condivisione crescente con gli stranieri ospiti nelle stesse case di Portsmouth, arrivati da Repubblica Ceca, Polonia, Portogallo.
Problemi: «La lingua all’inizio, per via di pronuncia e accenti particolari, oltre che per la velocità con cui parlano» spiegano Chiara Pintori, Alice Fanari, Silvia Gaddari e Martina Mula. Altre cose sugli inglesi? «Il loro carattere un po’ chiuso, non danno molto rilievo ad esempio a certi riti familiari italiani, come quello del pranzo: non apparecchiano la tavola, mangiano in piedi e consumano piatti pronti. Non hanno neppure un’attenzione speciale per la pulizia». Una tra le immagini collettive dei 15 studenti arrivati in Inghilterra per potenziare le loro conoscenze formative. (f.p.)