La Nuova Sardegna

Nuoro

Dorgali scommette sulle ceramiche di Salvatore Fancello

di Nino Muggianu
Dorgali scommette sulle ceramiche di Salvatore Fancello

In mostra 300 opere originali. Una vetrina per il paese L’assessore: «Un modo per far conoscere l’illustre cittadino»

03 giugno 2016
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DORGALI. Resterà aperta fino al 28 giugno la mostra inaugurata ieri mattina nelle scuole elementari di Cala Gonone, “Salvatore Fancello e la scuola ceramica di Dorgali”. L’evento organizzato dall’assessorato alla cultura del Comune vede in esposizione oltre 300 ceramiche originali, opere di 16 ceramisti, presentati in una rassegna che da un lato riassume le specifiche produzioni di Dorgali del Novecento, e dall’altro propone un’importante énclave su Salvatore Fancello, del quale sono esposte oltre trenta importanti opere, alcune inedite, soprattutto ceramiche. Il 2016 segna infatti il centenario della nascita di Salvatore Fancello, occasione per un significativo momento di riconsiderazione e aggiornamento critico.

«L’esposizione – spiegano dall’assessorato alla cultura Fabio Fancello – è concepita per far conoscere, tramite la ricostruzione di un complesso scenario, il contesto che fa da corona all’opera del più famoso e riconosciuto ceramista dorgalese, premessa sinora non considerata dalla storiografia critica ma trattata quale fenomeno regionalista. La mostra evidenzia quanto l’ambito ceramico di Dorgali sia alla base del percorso artistico di Fancello, che ne diviene la figura di superamento, internazionalizzandolo».

A corollario dell’esposizione è previsto un ciclo di incontri e iniziative di approfondimento. L’organizzazione e l’allestimento del catalogo sono a cura di Ilisso Edizioni. La mostra racconta di quella che è stata una vera e propria scuola di ceramica che in seguito ha avuto grande rilevanza e ricaduta sulle successive produzioni e generazioni di artigiani e artisti. Un racconto, quello della produzione ceramica di tipo dorgalese che, come è stato spiegato, «nasceva da scelte tecniche tratte dalla prassi artistica di Francesco Ciusa, che aveva trovato in Ciriaco Piras un valido interprete».

Alla fine degli anni Venti, il laboratorio Piras registrava la presenza di Antonio Lovicu, Salvatore Fancello, Simone Lai e, dal 1930, di Paolo Loddo: le figure iniziali più rappresentative del periodo d’oro della produzione dorgalese, alla quale si deve sommare l’apporto di Giovanni Cucca e, in forma diversa, di Francesco Sale.

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