La Nuova Sardegna

Nuoro

Il pg: «Confermate l’ergastolo per Rocca»

di Valeria Gianoglio
Il pg: «Confermate l’ergastolo per Rocca»

Omicidio di Dina Dore, le conclusioni dell’accusa al processo di secondo grado: «Nessuna attenuante per il marito»

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SASSARI. «Non è possibile concedergli le attenuanti generiche: è stato un reato efferato, compiuto alla presenza di una bambina di pochi mesi, un buio che le sarà rimasto dentro. Ha privato una bambina della madre. Non è possibile concedergli le attenuanti anche per il comportamento processuale di Francesco Rocca. Ritengo sussistente, poi, le aggravanti del rapporto di coniugio e della premeditazione: è ovvio che vi sia stata una pianificazione. Si voleva addirittura far passare un omicidio per un sequestro di persona. Chiedo pertanto la conferma della sentenza di primo grado». Poco prima delle 13 di ieri, il procuratore generale Maria Gabriella Pintus conclude la sua requisitoria al processo di secondo grado per l’omicidio della casalinga gavoese Dina Dore come aveva ampiamente lasciato intendere sin dall’esordio della sua discussione.

Il suo intervento, sintetico ma articolato in diversi punti, il procuratore generale lo aveva cominciato tre ore prima, chiedendo alla corte presieduta da Mariano Brianda, di rigettare tutte le eccezioni di nullità presentate dagli avvocati di Rocca, Mario Lai e Angelo Manconi, e anche le richieste di rinnovazione dell’istruzione dibattimentale. «Siamo a un processo di appello – aveva ribadito il pg – non possiamo rifare tutte le indagini, o meglio, le possiamo fare solo se il materiale probatorio agli atti per i giudici è incompleto, e non è questo il caso. A questo materiale, poi, si è aggiunta la sentenza divenuta irrevocabile per Pierpaolo Contu: colui che avrebbe commesso il delitto su incarico di Rocca. La sua posizione è assolutamente legata a quella di Rocca. Contu non aveva un movente personale per uccidere Dina Dore, né motivi di astio. Contu andava molto d’accordo con Rocca, per Contu era un idolo. Lo dice lo stesso padre di Contu in una intercettazione del primo marzo 2008».

Nella prima parte della sua requisitoria, poi, il pg ripercorre, punto per punto, tutti i punti specifici dell’atto di appello presentato dagli avvocati Lai e Manconi, tra i quali ci sono anche la richiesta di esaminare in aula il superteste Stefano Lai e il padre di quest’ultimo, Antonio, e la richiesta di disporre una nuova perizia sul Dna, ma anche quella di procedere a un nuovo ascolto di una intercettazione telefonica che la difesa ritiene trascritta in modo sbagliato.

Si tratta di una conversazione tra l’agente di polizia del commissariato di Macomer, Antonello Cossu, e dell’allora capo della squadra mobile di Cagliari, Leopoldo Testa. In quella conversazione, per la difesa e per alcuni consulenti, Cossu avrebbe pronunciato la frase “Tentiamo la carta di Lai”, mentre nella trascrizione originaria quella frase è stata trascritta come “Tentiamo la carta di là”. «Se la corte vuole procedere a un nuovo ascolto lo faccia – dice il pg Maria Gabriella Pintus – è ben probabile che sia stato detto “Lai” e non “Là”, perché è logico, dati i rapporti tra Cossu e Testa, ma in ogni caso non ci sia nessun complotto. Il coinvolgimento di Rocca e Contu emerge da prove precedenti. Il paese sapeva già. Non c’è niente di male se un agente parla di una carta da giocare per far emergere la realtà».

«Ma poi – continua il pg – perché Stefano Lai avrebbe dovuto rovinare anche la sua vita accusando un amico intimo? In quell’ambiente non si collabora con la giustizia, Lai non aveva alcun movente per calunniare. Parla solo perché sa che è la verità e perché ha avuto paura di essere coinvolto. Parla quando i fatti erano già stati rivelati. Lai parla il 22 novembre del 2012, ma nei giorni prima era già successo molto. Il 2 novembre, la lettera anonima a casa di Graziella Dore, e l’11 la mamma di Contu, Giovana Cualbu, che arriva a casa della fidanzata del figlio Pierpaolo, e le dice “Pierpaolo è coinvolto nell’omicidio di Dina”». «Qua – conclude il pg – non ci troviamo di fronte a un complotto, ma di fronte alla verità. I testi non hanno alcun interesse per mentire. Rocca è colpevole e deve essere confermato l’ergastolo». Venerdì prossimo parlerà la parte civile.

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