Ponte Badu ’e Harru proteste a Orgosolo a tre anni dal crollo
La rabbia di un comitato: «Ma che fine ha fatto il ripristino? Senza quel viadotto costretti a fare molti chilometri in più»
ORGOSOLO. Le ultime notizie che avevano ricevuto qualche tempo fa, sembravano promettere bene: l’allora commissario del Comune di Orgosolo, Felice Corda, in quella occasione aveva loro annunciato che il progetto di ripristino del vecchio ponte di Badu ’e Harru, sulla strada comunale più breve che da Orgosolo conduce a Oliena – una delle tante opere devastate dell’alluvione del 2013 – era finalmente pronto.
E il progetto prevedeva, tra gli altri interventi, anche il ripristino delle due arcate del vecchio ponte e l’aggiunta di una nuova arcata molto più lunga delle altre due. Sono passati alcuni mesi da quell’incontro e nel frattempo nel ponte di Badu ’e Harru, che un tempo sorgeva maestoso sul fiume Cedrino, non si è mossa neppure una foglia.
Tanto che un comitato spontaneo nato più di un anno fa ha già raccolto 316 firme per chiederne a gran voce la sistemazione e la riapertura. «Senza quel ponte – dicono infatti i componenti del comitato – tante aziende sono tagliate fuori dai collegamenti».
Sono stufi, esausti, francamente sfiancati da tre anni di promesse cadute nel nulla, il gruppo di sostenitori di Badu ’e Harru. E ricordano una ad una tutte le date che hanno segnato, come in una lunga e snervante via Crucis, la storia del viadotto. Nel novembre del 2013 l’alluvione lo aveva danneggiato in modo pesante: una valanga di fango, acqua e ghiaia ne aveva inghiottito uno dei suoi archi. «In quei giorni – spiegano i componenti del comitato spontaneo – si sarebbe potuto intervenire, grazie allo stato di emergenza, e invece non è successo nulla. Ed è cominciata l’odissea». E così, nel gennaio del 2015, il comitato “pro-ponte” si costituisce e consegna in Comune un documento sottoscritto da 316 orgolesi nel quale chiede agli amministratori a quale punto sia il progetto per sistemare il ponte. Non segue alcuna risposta, quantomeno ritenuta soddisfacente. E si arriva al marzo di quest’anno quando il comitato convoca una riunione per fare il punto della situazione e invita il commissario del Comune, Felice Corda, a partecipare.
Corda, in quel momento, informa il comitato che a lui, la pratica-ponte, fino a quel momento risultava ferma, e che pertanto si sarebbe impegnato a smuoverla. Ma nel frattempo ci sono le elezioni: Dionigi Deledda viene rieletto primo cittadino e convoca una riunione per discutere della questione Badu ’e Harru. A qualcuno dei componenti del comitato, tuttavia, non va giù che il commissario Corda non sia stato invitato, perché la sua presenza sarebbe stata preziosa per rispondere alle accuse emerse in quella riunione dove, in sostanza, l’amministrazione spiega che se il ponte era ancora off limits, la colpa era solo della burocrazia tiranna e di un certo grado di inerzia da parte del commissario straordinario del Comune.
Il comitato spontaneo per Badu ’e Harru a questo punto, non sa più a chi credere e nemmeno a che santo votarsi. Sono stanchi ed esasperati da più di due anni. «Noi sappiamo solo che dal giorno dell’alluvione sono ormai passati 32 anni – scrivono i componenti del comitato – di cui 28 mesi di amministrazione del sindaco Deledda, e quattro mesi del commissario straordinario Felice Corda. Siamo arrivati alla fine di luglio, sono passati tanti mesi, e nonostante le promesse siamo ancora nella stessa identica situazione. La morale qual è? Che qualcuno racconta bugie alla popolazione».
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