La Nuova Sardegna

Nuoro

La Caletta, pescatori contro la Regione: «Ci ha dimenticati»

di Sergio Secci
La Caletta, pescatori contro la Regione: «Ci ha dimenticati»

Dura protesta delle marinerie della costa orientale «Non vediamo indennizzi del fermo bellico da due anni»

08 ottobre 2016
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SINISCOLA. Anche i pescatori della costa orientale sono vicini ai colleghi del sud Sardegna per le imposizioni imposte dalle manovre militari. «Se il governo intende proseguire con le manovre militari nel nostro mare, deve indennizzare adeguatamente i pescatori per il mancato guadagno – dicono gli operatori della Caletta –. Invece da due anni lo Stato non scuce un euro con le ovvie ripercussioni negative su un sistema ormai allo sfascio. Noi operiamo ai margini della zona militare, subiamo in parte le stesse penalizzazioni dei colleghi campidanesi – proseguono –. È vero che i disagi sono ridotti rispetto a loro, ma c’è da dire che da due anni tutta la marineria sarda non percepisce rimborsi. Si trovano le scuse più assurde per non pagare e il settore pesca in Sardegna è ormai allo sbando. Ci sentiamo poco rappresentati anche sul campo politico visto che l’assessore all’Agricoltura da cui dipendiamo non è ancora riuscito a far partire i progetti comunitari, si prendono provvedimenti inutili come la proroga della pesca all’aragosta o il calendario per la pesca dei ricci per accontentare pochi ma non si affrontano i veri problemi della categoria che avrebbe bisogno di maggiore attenzione. A metà mese abbiamo in programma una manifestazione a Cagliari – concludono i pescatori baroniesi –. Siamo stanchi delle promesse e pronti a portare sin sotto il palazzo della Regione le nostre problematiche».

Tornando al fermo bellico, i pescatori delle marinerie della Caletta, che raggruppa la fetta più consistente della costa orientale, ma anche quelli di cala Gonone e Orosei, lamentano il mancato pagamento di due annualità del fermo bellico, si tratta delle stagioni 2014 e 2015.

A questo si aggiungono i problemi già noti: danni causati dai delfini alle reti da posta, dal caro carburante e dall’impoverimento delle risorse marine. In un territorio dove le industrie sono pesantemente in crisi, il mondo della pesca da lavoro ad un centinaio di famiglie contribuendo al sostentamento di una buona fetta della popolazione locale. «Non vedo quindi il motivo perché dobbiamo essere trattati in questa maniera – concludono i pescatori della Caletta –. Chiediamo rispetto per la categoria e una maggiore considerazione da chi ci governa».

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