La Nuova Sardegna

Nuoro

La difesa dei generali «Anche i Comuni sono responsabili»

di Valeria Gianoglio
La difesa dei generali «Anche i Comuni sono responsabili»

La richiesta degli avvocati degli ex comandanti del Poligono «Sindaci a giudizio perché hanno fatto entrare gli allevatori»

12 novembre 2016
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INVIATO A LANUSEI. Esce di scena dal folto gruppo di parti civili, e per una precisa scelta, l’Asl di Lanusei. Entra, o quantomeno ha chiesto di entrare, il Comune di Armungia. E la difesa degli otto generali imputati per varie omissioni nel poligono interforze del salto di Quirra – in un’aula dove nemmeno le sedie e i microfoni sono sufficienti per tutte le parti in causa – consegna un’altra bella gatta da pelare al giudice monocratico Nicoletta Serra.

«Il tribunale – chiedono gli avvocati Francesco Caput, Leonardo Filippi, Andrea Chelo e Pierfrancesco Caput – ordini la citazione, quali responsabili civili, anche dei Comuni di Perdasdefogu, Jerzu, Villaputzu e Ulassai, concessionari di diverse aree durante il periodo di imputazione, che poi hanno assegnato agli allevatori che oggi sono parte civile nel processo. Oppure, in subordine, sollevi la questione di legittimità costituzionale. Esiste una sentenza della Consulta, la numero 112 del ’98, che legittima, infatti, la possibilità che anche l’imputato o un altro responsabile civile abbiano il diritto di emettere un decreto di citazione nei confronti di altri responsabili civili. È anche un loro diritto, negarlo lederebbe diversi articoli della Costituzione».

E così, dopo un anno e undici mesi di stop forzato – a causa di un’altra questione di legittimità costituzionale sciolta solo qualche mese fa e relativa alla richiesta da parte della Regione, poi negata, di entrare a giudizio come parte civile per chiedere un eventuale risarcimento per il danno ambientale – il processo a Lanusei sul caso Quirra si riapre ieri e si impantana di nuovo in un’altra questione preliminare che rischia di bloccarlo ancora una volta.

La difesa, in sostanza, chiede che quattro Comuni, e non solo il ministero della Difesa, paghino gli eventuali dani che il processo potrebbe attestare. «Mi rincresce ma si tratta di una questione complessa e ho bisogno di alcuni giorni per decidere – spiega il giudice monocratico Nicoletta Serra – fissiamo un’altra data, il 16 novembre, per sciogliere la riserva».

Ma nel frattempo, nell’aula al primo piano del Palazzo di giustizia di Lanusei, accusa e difesa avevano già detto la loro. «La questione sollevata dalla difesa è manifestamente infondata – esordisce il procuratore capo di Lanusei, Biagio Mazzeo, che seguirà il processo in prima persona con il pm Daniele Loi – la difesa fa riferimento a una sentenza della Corte Costituzionale che si è espressa su una causa civile. Ma non tutti i principi del processo civile possono essere replicati nel processo penale. I Comuni che sono stati indicati dalla difesa possono anche aver autorizzato l’ingresso dei pastori in quelle aree del poligono, ma non spettava a loro garantirne la sicurezza». Sia il procuratore, dunque, sia il folto gruppo di avvocati che rappresentano le 61 parti civili, ieri hanno chiesto al giudice monocratico di respingere la richiesta sollecitata dai difensori degli otto generali imputati. «Non deve essere lasciata all’arbitrio delle parti civili la scelta dei responsabili civili – spiega, invece, nel corso del suo intervento, l’avvocato e docente universitario Leonardo Filippi – Ci sono parti civili, infatti, che sono entrate a giudizio per un danno subìto da loro congiunti che sono entrati con le greggi nel poligono, e l’ingresso è avvenuto sulla base di un’autorizzazione espressa dai sindaci di quattro Comuni. Sono questi sindaci, dunque, che devono essere chiamati come responsabili civili. Quelle aree erano nel possesso anche dei Comuni, dei sindaci. Chi ha la custodia di un bene è responsabile anche dei danni che provoca quel bene».

«L’imputato – aggiunge poco dopo l’avvocato Francesco Caput, che rappresenta anche il ministero della Difesa citato a giudizio come responsabile civile – dovrebbe avere il diritto di emettere un decreto di citazione nei confronti dei responsabili civili. Questo diritto secondo noi ce lo dovrebbe avere anche il responsabile civile. Gli altri soggetti sono i Comuni che avevano il possesso o il co-uso di quei terreni dai quali sarebbero derivati i danni delle parti civili».

«Se viene respinta questa richiesta – spiega l’avvocato Andrea Chelo – verrebbe leso anche l’articolo 24 della Costituzione perché l’imputato si troverebbe a dover sopportare da solo le conseguenze civili del reato ascrittogli non solo in sede penale, ma anche nella successiva sede civile».

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