La Nuova Sardegna

Nuoro

Omicidio Piras, marito e moglie assolti 

di Kety Sanna
Omicidio Piras, marito e moglie assolti 

Nico Piras e Alice Flore, accusati dell’omicidio di Angelo Maria (fratello dell’imputato) non hanno commesso il fatto

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NUORO. Una pacca sulla spalla mentre ancora il presidente della Corte legge il dispositivo di assoluzione per non aver commesso il fatto. Ieri alle 18,40 quando il giudice Giorgio Cannas pronuncia l’articolo 530 del codice di procedura penale, la difesa capisce di aver portato a casa una vittoria. Il sapore della libertà per Nico Piras, 37 anni, imputato insieme alla moglie Alice Flore (33), dell’omicidio del fratello Angelo Maria (40enne), avvenuto nelle campagne di Lula il 25 gennaio 2015, si traduce in un abbraccio e nelle lacrime che non riesce più a trattenere. Scarno e bianco in volto, l’uomo volge gli occhi al cielo in segno di gratitudine verso l’angelo custode che l’ha accompagnato alla fine di questo incubo. Quel santo protettore, raffigurato nell’immaginetta che Nico Piras “accarezza” tra le mani, mentre il giudice legge il verdetto. La moglie Alice non è al suo fianco. I legali Angelo Manconi (difensore dell’imputato) e Piera Pittalis, in sostituzione all’avvocato Mario Lai, avvocato di fiducia della donna, la chiamano al telefono. Lei è rimasta a casa dei genitori ad attende notizie che, quando arrivano, scatenano grida di gioia, dopo una giornata senza aria.

Amarezza, invece, per la parte civile, per la moglie e i figli della vittima (assistiti dagli avvocati Giovanni Colli, Paolo Canu e Francesco Mossa) che dopo la lettura della sentenza lasciano l’aula al primo piano del palazzo di giustizia, seguendo il pubblico ministero Andrea Ghironi.

Un processo complicato e molto delicato, con indizi di colpevolezza tratti esclusivamente dal contenuto delle intercettazioni telefoniche e ambientali che raccontano dei dissapori tra i due fratelli. Dissidi familiari emersi chiaramente dalle conversazioni tra i due imputati. Poi il movente che gli inquirenti legano al litigio avvento tra Nico e il fratello Angelo Maria proprio il giorno prima dell’omicidio. L’uomo venne ucciso con quattro o cinque colpi di fucile calibro 12, caricato con munizionamento spezzato. La vittima venne colpita a morte da numerosi pallettoni: prima al braccio destro e alla coscia destra, poi ad entrambe le ginocchia e in ultimo alla testa. Il cadavere venne trovato intorno alle 9 dal suocero che dette l'allarme.

«Secondo quanto riferito in aula dall’imputato – dice durante le repliche il pm – la mattina del delitto Nico Piras sarebbe uscito di casa per via dell’abbaiare dei cani che avrebbero azionato la microspisa dell’auto. In realtà – afferma l’accusa – di questo abbaiare non c’è traccia nelle registrazioni. Alle 4,31 del mattino Piras era già fuori e solo quando lui è fuori si sentono i cani. Stranamente non è stata registrata l’apertura della porta. Quindi Piras era già fuori e lui – sottoline il pubblico ministero – era uscito per compiere l’omicidio. Alle 7,45 il cane “sa fonnesa” abbaia per 11 secondi. Perchè abbaia? Perchè – aggiunge l’accusa– arriva qualcuno da dietro e quel qualcuno è Nico Piras e la moglie gli apre la porta perchè lo sta aspettando».

I cani di Nico Piras hanno avuto un ruolo importante nel corso del dibattimento. Quando la microspia capta la voce di Alice Flore che dice “picatinne battoro”, quattro per l’accusa sono i proiettili che il killer userà per uccidere Angelo Maria, mentre per la difesa sono i panini che Nico Piras deve dare in pasto ai cani per farli tacere. Tesi opposte sulle quali si sono scontrate le parti di questo processo durato 8 mesi, con tanto di sopralluogo nella casa degli imputati, a Lula, in via Dettori e tra le stradine, lungo via Garibaldi nella parte dell'abitato che sovrasta via Nazionale.

«Offro alla vostra attenzione – dice invece l’avvocato Lai rivolgendosi alla Corte – perchè sia parte della vostra analisi nell’accertamento della verità, proprio come diceva San Paolo “ il giudice non ha preferenze, ama la verità e per questo la cerca”. La verità in questo processo sono i dati certi. Lasciate stare le disquisizioni sui 4 o 5 colpi o dei documenti mai trovati, sono mere disquisizioni accademiche. L’accusa si deve ricordare di un principio sacro santo del nostro ordinamento: l’accusa – aggiunge – non può parlare per ipotesi, l’accusa deve parlare sulla base di certezze, su ciò che è stato assodato, dimostrato, provato, toccato con le mani nel giudizio. Il fulcro di questo processo è tutto nel contenuto di quelle intercettazioni della mattina in casa degli imputati. La microspia viene attivata dal latrato dei cani. Cosa sta a significare? – continua il legale – che se l’imputato la mattina fra le 4,45 e le 7,45 fosse uscito di casa sicuramente i cani avrebbero abbaiato. Invece in quell’arco temporale non si sente nulla. Questa è una conseguenza logica su dati certi, incontestabili. La conclusione che si deve perciò trarre è che Nico Piras non è mai uscito di casa in quelle ore se non dopo le 7,45 per tagliare la legna».



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