La Nuova Sardegna

Nuoro

Lingua blu, nuova ecatombe negli ovili

di Giusy Ferreli
Lingua blu, nuova ecatombe negli ovili

Da Tertenia a Villagrande, la disperazione degli allevatori: 220 le aziende coinvolte e il virus continua a diffondersi

20 settembre 2017
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TERTENIA. Ogni giorno che passa si registrano nuovi casi di Blue Tongue e pecore che sembravano guarite si sono riammalate. L’epidemia, quindi, è ben lontana dall’aver raggiunto il picco ma l’entità del disastro che si è già abbattuto sugli allevamento ogliastrini è evidente. E sta tutto nei numeri. Sono 220 le aziende coinvolte. 35 mila gli animali interessati e di questi i 18mila hanno già la sintomatologia del morbo. Sono 350, infine, le pecore morte. Il nuovo sierotipo 4 si è diffuso rapidamente su tutto il territorio, non solo nella fascia costiera ma anche nei comuni montani come Arzana e Villagrande.

Immuni dal contagio sono rimasti solo i territori di Talana e Urzulei. E a fronte di questa crisi, la Regione potrebbe stanziare indennizzi per due milioni e mezzo di euro. A tanto, infatti, ammonta la cifra prevista dall’emendamento presentato in Commissione bilancio per una variazione al bilancio regionale che consenta agli allevatori di affrontare l’emergenza nell’immediato. «Risorse che però sembrano un’elemosina» denunciano gli allevatori di Tertenia che, come ogni giorno da qualche settimana a questa parte, si danno appuntamento a Corriga con i veterinari della Assl di Lanusei per il triste rituale dell’interramento delle carcasse nelle fosse comuni. «Sono solo briciole. Facendo i calcoli ogni capo ci verrebbe risarcito con una settantina di euro e non ci bastano neanche per un mese di mangime» racconta disperato Armando Brendas. I conti, anche in questo caso sono presto fatti. Il mangime costa 32 euro a quintale, l’erba medica 20-25 euro e per un gregge di medie dimensioni serve almeno un quintale di foraggio al giorno. Dar da mangiare ad una pecora, anche se improduttiva come lo sono gli animali che sopravvivono al morbo, costa in media un 1 euro e mezzo al giorno senza considerare la gestione sanitaria degli allevamenti. «Da quando nella mia azienda di Corongiu è scoppiata la Lingua blu – racconta l’allevatore –, ho già consumato un articolato di erba medica, all’incirca 260 quintali».

La cronaca (annunciata) di quanto sta accadendo in Ogliastra presto riguarderà anche altri territori dell’isola. Il virus si è diffuso rapidamente raggiungendo il cagliaritano e il nuorese. E l’annunciato stanziamento dei fondi non basta a placare gli animi perché passata l’epidemia bisognerà fare i conti con aziende ridotte letteralmente sul lastrico. Gli amministratori comunali fanno fronte comune con i pastori. «I fondi stanziati – spiega il sindaco di Tertenia Giulio Murgia – non sono sufficienti perché i danni sono decisamente maggiori. Da mettere nel conto non c’è solo la moria ma anche la mancata produzione».

Anche Murgia, che auspica un aumento degli indennizzi regionali, non rinuncia a fare i calcoli. «Credo che per ridare una boccata di ossigeno alle aziende ogliastrine – conclude l'amministratore –, siano necessari non meno di 6 milioni di euro». La parola passa ora ai vertici regionali ritenuti in parte responsabili della diffusione del virus per non aver avviato, alle prime avvisaglie della malattia riscontrata già nell’autunno dello scorso anno in tre allevamenti sardi, un’adeguata campagna vaccinale in grado di scongiurare quest’ultima, devastante epidemia che rischia di distruggere il patrimonio zootecnico ogliastrino.

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