La Nuova Sardegna

Nuoro

«Un’università aperta al mondo»

Il commissario Mureddu descrive il progetto da 11 milioni. «Il nostro modello? I viaggi studio a Malta»

23 ottobre 2017
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NUORO. «L’obiettivo è raccogliere le tre attuali sedi universitarie in un unico spazio nel centro storico, l’ex Mulino Gallisai». Da due anni alla guida del consorzio per l’università nuorese, Fabrizio Mureddu ne descrive il futuro alla luce del progetto inserito nel Piano di rilancio del Nuorese. L’assessore alla Programmazione Paci ha annunciato che la Regione lo approverà ai primi di novembre. Quarantadue anni, natali a Fonni, laurea in giurisprudenza a Sassari dove è tornato dopo varie esperienze internazionali come ricercatore, nel 2015 è stato nominato dal sindaco Andrea Soddu commissario del consorzio per gli studi universitari.

Dunque viene definitivamente abbandonata l’idea di un museo delle identità nell’ex Mulino Gallisai, ma anche di farne un campus universitario, come ipotizzato inizialmente dalla giunta Soddu?

«L’ex mulino diventerà lo spazio della ricerca e della didattica, e riunirà le tre attuali sedi dell’università: via Salaris, Sa Terra Mala e Carta Loi. Il campus si farà, ma nell’ex Artiglieria in viale Sardegna. Qui avranno sede la parte residenziale e le attività sportive per gli studenti».

Che costi avrà l’intera operazione?

«Il progetto che abbiamo presentato alla Regione ha un costo di 11 milioni. Ma solo metà di questi fondi verrà utilizzata per il completamento dell’edificio: il resto andrà alla parte diciamo così immateriale dell’università, cioè l’ampliamento dell’offerta formativa. Trovo che il sindaco abbia fatto una scelta coraggiosa ribaltando la prassi seguita sinora, quando si destinava l’intero ammontare dei finanziamenti alla parte edilizia di un progetto che era soprattutto culturale. La città è piena di esempi di strutture inutilizzate perché solo in seguito ci si è posto il problema di cosa farne. Ora si è deciso di privilegiare il software, cioè l’offerta formativa».

Cinque milioni e mezzo basteranno per concludere la ristrutturazione dell’ex mulino?

«No, ne servono almeno una decina. La differenza arriverà dal bando nazionale per le periferie che assegna una somma cospicua al Comune di Nuoro».

C’è un contenzioso con l’impresa incaricata dei lavori, sospesi da più di due anni, e probabilmente anche un’inchiesta della magistratura. Ci saranno tempi lunghi?

«Il commitente dei lavori è la Regione, ma abbiamo rassicurazioni sul fatto che voglia procedere al più presto a un nuovo appalto. Il piano di rilancio del resto deve essere attuato entro tre anni».

E l’ex Artiglieria?

«Sono ancora disponibili fondi europei per 4 milioni legati alla vecchia idea di farne un campus universitario. C’è già stata un’anticipazione e si sta provvedendo a un progetto esecutivo di alloggi per 50 studenti. L’Ersu potrà investire se lo vorrà per crearne degli altri».

Definisca il futuro dell’università nuorese attraverso poche parole chiave.

«Territorio e internazionalizzazione, prima di tutto. Si parte dalle scienze forestali, il fiore all’occhiello dell’ateneo nuorese, per allargarsi al campo dell’antropologia, dell’ospitalità sino alla creatività. Poi l’università di Nuoro deve candidarsi a ospitare studenti stranieri per corsi legati alla nostra lingua e alla cultura: il nostro modello sarà Malta, che ospita milioni di visitatori da tutto il mondo offrendo la formula vacanza più studio. Ma Nuoro offrirà anche un programma di mobilità in uscita con contatti e specializzazioni all’estero per i nostri studenti».

Quanti sono a proposito?

«Attorno ai 700, ma il trend di crescita è confermato dal numero delle matricole, che quest’anno sono state 200». (p.me.)



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