La Nuova Sardegna

Nuoro

Nuoro, due condanne per il sequestro Buglione

di Luca Urgu
Nuoro, due condanne per il sequestro Buglione

Diciotto anni al bittese Scanu; 17 al complice siniscolese Boccoli. Nel 2010 prelevarono il re della vigilanza campana

10 aprile 2018
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NUORO. Condannati perché ritenuti i responsabili del sequestro a scopo di estorsione del re della vigilanza campana Antonio Buglione. Il gup di Napoli ieri ha letto il dispositivo della sentenza alla conclusione del processo con il rito abbreviato a carico del bittese Pasquale Scanu e di Giuseppe Boccoli di Siniscola. Al primo ha inflitto 18 anni di reclusione, mentre per il suo presunto complice si è fermato a 17 anni.

Si è concluso così davanti al giudice per le udienze preliminari con la duplice condanna il tormentato processo a carico dei due sardi ritenuti parte del commando criminale che nel settembre del 2010 secondo l’accusa pianificò e mise a segno il sequestro lampo ai danni dell’imprenditore di Nola.

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I due erano stati già condannati in primo e secondo grado dalla Corte d’assise d’appello di Napoli a 28 e 26 anni per lo stesso reato.

Poi la Cassazione, che aveva annullato le sentenze senza rinvio, stabilì che occorreva rifare i processi da capo ripartendo dall’udienza preliminare. E proprio dal gup il processo per Pasquale Scanu, 40 anni, e per Giuseppe Boccoli, 35 anni si è impantanato più volte.

Salvo da qui ripartire – ma ancora una volta con un giudice diverso – nei mesi scorsi. Ieri davanti al giudice delle udienze preliminari del tribunale del capoluogo campano (competente territorialmente perché il sequestro lampo avvenne nel settembre del 2010) le parti si sono date appuntamento soltanto per la lettura della sentenza. Le discussioni in aula si erano infatti tenute nelle precedenti udienze.

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Prima il pm Gianfranco Scarfò della Direzione distrettuale antimafia aveva sollecitato una nuova condanna per i due imputati – assistiti dagli avvocati Potito Flagella e Paolo D’Ambrosio – chiedendo 18 anni e 6 mesi per Scanu e 17 anni e 2 mesi per il suo presunto complice. Una richiesta di pena sollecitata anche dalla parte civile, ovvero dal legale con il quale Buglione si è fatto rappresentare nel processo. Di tutt’altro avviso invece i legali dei due imputati che hanno concluso la loro arringa con la richiesta di assoluzione per di Scanu e Boccoli e in un subordine sul riconoscimento della lieve entità, dato che l’uomo rimase per poche ore nelle mani dei presunti rapitori. Insomma la difesa, come è stato fatto in altre occasioni, nel corso del processo ha evidenziato tutte le anomalie di una vicenda.

Ponendo seri dubbi sia sulla stessa esistenza del sequestro che sulla sua finalità, ma anche insistendo su una serie di episodi quantomeno atipiche avvenuti dopo la liberazione di Antonio Buglione. A Scanu e Boccoli viene contestato sia il reato di sequestro a scopo di estorsione che di tentata estorsione avvenuta nella fase successiva alla liberazione dell’uomo. Un processo quello davanti al gup di Napoli che i legali dei due sardi hanno cercato di portare via dalla Campania, ma invano. Due anni fa avevano chiesto il pronunciamento della Cassazione sollevando il legittimo sospetto. Ma la Suprema corte ha invece sostenuto che non ci fossero condizionamenti ambientali e che il processo di potesse tranquillamente svolgere a Napoli come poi è avvenuto.

Ora, sia Scanu (in carcere a Badu ’e Carros per evasione e armi e per una presunta partecipazione alla banda che assaltava i furgoni portavalori) sia Boccoli (libero ma con una restrizione che gli impone di non lasciare la provincia di Nuoro), faranno ricorso in appello attraverso i loro legali.

Gli avvocati Flagella e D’Ambrosio attendono di conoscere le motivazioni della sentenza (che il gup depositerà tra 90 giorni) per formulare il ricorso.
 

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