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Il primo “Premio alla cultura” intitolato ad Antonio Pigliaru

di Paqujto Farina
Il primo “Premio alla cultura” intitolato ad Antonio Pigliaru

ORUNE. È stato Giovanni, figlio di Antonio Pigliaru, a ritirare la targa e la pergamena ricordo della prima edizione del “Premio alla cultura”, intitolato allo scrittore nato a Orune nel 1922 e morto...

07 agosto 2018
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ORUNE. È stato Giovanni, figlio di Antonio Pigliaru, a ritirare la targa e la pergamena ricordo della prima edizione del “Premio alla cultura”, intitolato allo scrittore nato a Orune nel 1922 e morto a Sassari nel 1969. L’incontro, promosso dalla consigliera comunale Giuliana Pittalis e patrocinato dall’amministrazione comunale, è stato anche l’occasione per annunciare le diverse manifestazioni del 2019, che verranno promosse per il cinquantesimo anniversario della morte. «La più importante sarà la consegna e l’apertura al pubblico della biblioteca privata dell’eminente giurista, che lo scorso anno i figli, Giovanni, Francesco e Amelia avevano donato alla comunità di Orune – ha detto Giuliana Pittalis, consigliera con delega alla Cultura –. Sarà un evento culturale che questa amministrazione promuoverà in collaborazione con le università di Sassari e Nuoro. Ovviamente – ha sottolineato – ci auspichiamo non sia l’unico, e nel nostro piccolo ci ripromettiamo di fare il possibile affinché il lascito di questo grande pensatore non cada nel dimenticatoio». Quello donato al Comune di Orune è un patrimonio notevole: circa 2400 titoli, migliaia di volumi legati prevalentemente all’attività scientifica di Pigliaru, con un discreto numero di opere anche di carattere letterario. Una collezione preziosa, che rispecchia gusti e interessi intellettuali dell’autore de “La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico”. Mente eclettica, capace di affrontare più discipline, Antonio Pigliaru ha toccato nei suoi scritti temi che vanno dal diritto alla filosofia, dall’antropologia alle scienze politiche e alla sociologia, inoltrandosi anche in territori universali come il pacifismo e la non violenza. Considerato dallo storico ed economista Giulio Sapelli come «il più grande pensatore sardo dopo Gramsci», Antonio Pigliaru, dopo gli anni dell'infanzia trascorsi ad Orune si trasferì a Sassari per proseguire gli studi nell’ateneo del Capo di sopra, ma rimase sempre molto legato alle sue origini barbaricine. Costante fu il suo interesse verso gli annosi problemi della Sardegna, di quella “società del malessere” che tentò di analizzare da una prospettiva antropologica, socioeconomica, del diritto.

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