La Nuova Sardegna

Nuoro

Hospice, trenta senza assistenza

di Valeria Gianoglio

Saltano i turni di cure domiciliari da Macomer a Siniscola. Servono almeno altri due infermieri

14 novembre 2019
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NUORO. L’ultimo – ma solo in ordine temporale – turno di assistenza domiciliare è saltato ieri mattina. Perché l’unica infermiera al lavoro, a meno di avere il dono dell’ubiquità, di più davvero non avrebbe potuto fare oltre che sobbarcarsi da sola l’assistenza ai malati in reparto e quella negli ambulatori. Ma anche nei giorni prima, le cose, all’Hospice dell’ospedale Zonchello, non è che stessero andando esattamente alla grande, tra personale non sufficiente, turni di riposo, ferie da rispettare, e Sos lanciati dal sindacato Nursind lasciati del tutto inascoltati. E così, il destino e le cure di 30 pazienti – in gran parte affetti da malattie gravi o in fase terminale – ormai da diverso tempo è appeso letteralmente a due fili. Secondo i dati che ha fornito e segnalato all’Assl il rappresentante provinciale del Nursind, Mauro Pintore, infatti, per poter riprendere anche il prezioso servizio di assistenza a domicilio, servirebbero almeno due sostituzioni. Ovvero due assunzioni, anche solo temporanee, dei due infermieri dell’Hospice attualmente in malattia, e per un periodo prolungato.

Senza queste due, spiega il Nursind, non se ne esce, perché la coperta dell’organico all’Hospice è molto corta di suo. Ne sanno qualcosa i sette infermieri del reparto, costretti a fare i salti mortali per garantire ai pazienti l’assistenza che serve nei tre settori di intervento: reparto, ambulatori e assistenza domiciliare. Ma è proprio quest’ultima che da inizio 2019 a oggi è stata sacrificata di netto, nonostante gli straordinari sforzi di tutti, perché i pochi infermieri in servizio, oltre all’ambulatorio e al reparto, non riescono a garantire anche le cure domiciliari ai 30 pazienti, affetti da malattie gravi, sparsi in mezza provincia: da Macomer a Siniscola. «Degli 8 infermieri in organico – spiegano infatti sindacati e Rsu – effettivi al lavoro ce ne sono 7, perché una è in maternità, e manca anche la coordinatrice del settore. Queste carenze, sul lavoro di ogni giorno, comportano una conseguenza: basta che manchi anche solo un’altra persona, per ferie o di riposo, e non possiamo più garantire l’assistenza domiciliare. E purtroppo succede sempre più spesso. Gli infermieri non possono più andare a casa dei pazienti che hanno bisogno di assistenza speciale. E a questo si aggiunge anche il problema del weekend: l’assistenza domiciliare, infatti, in teoria sarebbe garantita dal lunedì al venerdì, ma capita spesso che il sabato o la domenica i familiari dei 30 inseriti nell’assistenza domiciliare, chiamino in reparto per sollecitare la nostra presenza per emergenze. In mancanza di personale, purtroppo, siamo costretti a dirottarli al Pronto soccorso o alle guardie mediche. Ma non in tutti i paesi ci sono».

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