La Nuova Sardegna

Nuoro

Il Cai saluta il nuovo anno: trekking tra mare e falesie

Il Cai saluta il nuovo anno: trekking tra mare e falesie

I soci del club alpino in escursione lungo i più bei sentieri della costa orientale Dalla vasta piana del Golgo agli antichi cuiles e ai tratturi del Selvaggio blu 

02 gennaio 2020
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NUORO. Dopo un 2019 ricco di iniziative, escursioni e progetti, anche la fine dell’anno, per il Cai nuorese, è stata nel segno della natura, del trekking e della condivisione. I soci nuoresi del club alpino, infatti, hanno voluto salutare il 2019 e aprire il 2020 tra le falesie e le cale d’Ogliastra. E così, i soci nuoresi, insieme alla sezione gemmata Cai-Ogliastra, hanno dato una nuova spinta alla attività escursionistica dei soci del centro Sardegna. Un gruppo guidato dal presidente Cai-Nuoro, Matteo Marteddu, si è aggrappato alle falesie della costa orientale di Baunei per una fine anno e un inizio del nuovo davvero particolari. «Non ci ha scoraggiato la colonnina di mercurio che ha segnato zero gradi nelle piane di Pratobello e Villanova, sotto le cime frustate dal vento del Gennargentu e punta Lamarmora – racconta il presidente Marteddu – e poi i tornanti verso Baunei, il sole sul blu invernale di questa parte di Sardegna. Il villaggio di vecchi caprai e nuovi imprenditori turistici, Baunei, ancora assonnato nel mattino quando passano gli escursionisti Cai».

I soci del club alpino hanno sfidato anche il venticello gelido che saliva dalle spiagge della Principessa di Navarra, senza che Monte Oro possa arrestarlo. E poi hanno attraversato la fitta boscaglia della vasta piana del Golgo. «Durante l’estate – continua a raccontare il presidente Marteddu – diventano vocianti cartoline di un turismo invasivo e oggi, questo fine 2019, reca con sé silenzi e storie ancora più evidenti, con i cuiles delle antiche fatiche di pastori e delle piazzole del carbone, annerite della loro furia devastatrice e mai si coloreranno di verde. Come invece appaiono le nuove generazioni di lecci e, roverelle e ginepri che si riprendono, con delicata prepotenza il loro spazio violato per decenni tra Ottocento e Novecento. Pezzi autentici di Selvaggio Blu sopra Arcu Su Tasaru e Bacu Boladina. Per avviare la discesa, ripida verso quel mare, è servito avventurarsi tra cuspidi di calcare affiorante, per raggiungere le scale’e Fustes. Sconnesse dal tempo, con i pioli di ginepro traballanti, insidiose nel loro incerto aggrapparsi alla roccia. Le scale hanno agevolato il dislivello, impossibile, per i caprai, carbonai e per noi. E piazzole e piazzole annerite. Segni indelebili di attività frenetiche per depredare e scardinare i lecci. Ne è rimasto qualcuno, immenso, cadente sui propri anni, secoli forse, come un vecchio stanco, piegato sulle sue di storie. Il calcare si è aperto, spalancato sull’infinito. Per aprire quella finestra, c’è voluto lavorio senza tempo di vento, maestrale e salsedine».

Nel racconto del presidente del Club alpino nuorese, Matteo Marteddu, c’è spazio anche, lungo il percorso, per la riscoperta di diverse sorgenti d’acqua nelle grotte, per «le ultime due scale, riassestate, e la scogliera con la spiaggia incastonata. Cala Mariolu o in lingua autoctona, Ispuligidenie. Nomi riferiti alla foca monaca che come un “mariuolo” sottraeva il pescato dalle ceste dei pescatori ponzesi. O ai granelli di ciottolato limpido di calcare, così simili alle larve bianche di insetti che imponevano ai carbonai, quasi un tragico lavacro quotidiano per potersene liberare. Incertezza sul nome, intanto la cala è battuta dalle onde blu del mare. Lontana l’estate. Per gli escursionisti Cai verifiche e preparazione delle attività dell’anno che si è aperto sulle falesie dell’Ogliastra».



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