La Nuova Sardegna

Nuoro

Sant’Antonio tra falò e tradizioni

di Michela Columbu

Al via le celebrazioni per il santo del fuoco, allestimenti nei centri del Nuorese. Feste a partire dal 16

14 gennaio 2020
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ORANI. Mancano appena due giorni a una delle feste più sentite in Barbagia, quella dedicata a Sant’Antonio Abate, simboleggiata dai grandi falò che in tutti i paesi rappresentano il centro di un cerchio comunitario dove augurare l’inizio di una annata positiva. Celebrazioni religiose cristiane con al centro il simulacro del santo, accompagnate da quel gesto simbolico dei tre giri in processione attorno alle fiamme e tizzoni accesi, ereditato da centinaia di secoli di storia e credenze pagane e accompagnate in qualche località dalla prima uscita delle maschere. Con Mamoiada, Ottana e Orotelli centrali per importanza con “Sa prima essia”, anche Orani vanta un gruppo affiatato di Bundhos, maschere che compiono riti propriziatori per un’annata agricola favorevole. «Danzeremo attorno al fuoco principale a “Su rosariu” (rione di Orani ndc) dove la Pro loco – spiega Tore Mureddu dell’associazione Sos bundhos – offrirà il dolce tipico “su pistiddu” e il vino. Poi andremo per tutti i fuochi del paese e lì porteremo il rito propiziatorio. Una volta terminato si festeggerà mangiando sa ossica (a base di carne di maiale e verdure ndc)».

A Oniferi, «saranno quattro i fuochi: in piazza Sant’Anna, a Sant’Antonio, Su Cantaru e a Sos Eremos – spiega la sindaca Stefania Piras –. Il piatto tipico per l’occasione è “intreghinu” una sorta di fave e lardo».

A Sarule «vengono accesi dei falò in ogni vicinato. Il priore ha il compito di allestire il falò principale e organizza una cena per tutti – spiega invece il sindaco Paolo Ledda –. Durante tutta la serata si assiste ad un pellegrinaggio di persone da un fuoco ad un altro e l’indomani mattina ognuno porta a casa un po’ di braci benedette».

Anche a Olzai tradizionalmente un priore si occupa de “Su pinnettu de Sant’Antoni”, la grande catasta che richiama tutti i fedeli, molti dei quali pronunciano “Sa promitta”. A Ollolai quest’anno è il comitato dei 60enni ad animare la piazzetta e la chiesa dedicata al santo, già da qualche giorno prima. La preparazione della grande catasta, e di tutti i dolci e il vino da offrire, impegna le famiglie del comitato per onorare al meglio l’occasione, così come a Gavoi con il comitato degli Antonio e Antonia. Dopo la messa nella chiesa di San Gavino ci si sposta in piazza per la benedizione e l’invito a base di “co’one un sapa”. «Antonio Mureddu invece quest’anno è il priore di Sant’Antonio – spiega invece Franco Crisponi, primo cittadino di Lodine –, festa che conclude il rito sociale con la grande cena a cui è chiamata tutta la popolazione». «Fonni quest’anno affida i festeggiamenti e la preparazione di “su pisperu” (il grande fuoco) – commenta la sindaca Daniela Falconi – alla famiglia Angheleddu-Mureddu che distribuirà il pane votivo “su pane in thapa”. Anche qua ci sarà la prima uscita de “sas mascheras limpias”. Infine a Ovodda «la tradizionale benedizione de sa “tufera” (è il nome del falò) – commenta la sindaca Cristina Sedda – sarà allietata dalla bontà del pane ’e sapa e dalla successiva cena comunitaria».

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