La Nuova Sardegna

Nuoro

Cade il muro tra Oliena e Dorgali

di Paolo Merlini
Cade il muro tra Oliena e Dorgali

Dall’alluvione del 2013 è stato al centro di lavori di adeguamento, inchieste e sequestri giudiziari

29 gennaio 2020
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INVIATO A OLOÈ (OLIENA). Erano da poco passate le 13,30 quando le prime auto hanno attraversato il ponte più famoso della Sardegna, chiuso al traffico per l’ultima volta tre anni fa dopo una serie infinita di lavori, riaperture temporanee e sequestri giudiziari cominciati nel novembre 2013, quando il ciclone Cleopatra spazzò via la terra da riporto sotto una delle due spalle e fece sprofondare nel vuoto un’auto della polizia. Il sovrintendente Luca Tanzi perse la vita, ed è con il suo ricordo che l’amministratore straordinario della Provincia Costantino Tidu, affiancato dall’assessore regionale ai Lavori pubblici Roberto Frongia, ha esordito la conferenza stampa che ha anticipato la riapertura del viadotto sul Cedrino («Non c’è nulla da festeggiare», ha detto). Ad attendere il via libera con la rimozione dei grandi blocchi di cemento che impedivano il traffico, c’erano una cinquantina di cittadini, perlopiù olianesi. Tra loro anche i rappresentanti del comitato pro Oloè che negli ultimi anni ha fatto sentire spesso la propria voce per denunciare il ritardo nella riapertura. Gli amministratori di Oliena e Dorgali, le due comunità confinanti che hanno dovuto compiere giri tortuosi per restare collegate, si sono abbracciati simbolicamente.

Separati in casa. Il sindaco di Oliena, Bastiano Congiu, ha parlato del «ripristino di un diritto, quella alla mobilità», ma ha anche ricordato tutte le azioni volte a stemperare la protesta dei cittadini o trovare soluzioni alternative a un caso che sembrava impossibile da sbrogliare (ultima, la posa di un ponte militare non distante da Oloè, il cui progetto andrà avanti). Cipriano Tendas Mele, vice sindaco di Dorgali, ha sottolineato i disagi che cittadini e imprese hanno dovuto affrontare in questi anni. Quando il camion gru si è allontanato con i due grandi blocchi è scattato un applauso liberatorio.

I processi. Qualche ora prima, nella sala consiliare della Provincia, l’amministratore Tidu aveva incontrato i cronisti per riassumere le tappe di quest’opera pubblica dalla storia tormentata, almeno dal 2013 a oggi, dopo la costruzione che risale agli anni ’50. Date, cifre, ma anche inchieste giudiziarie: una di queste vede la Provincia sul banco degli imputati, ed è relativa proprio all’alluvione e alla morte di Tanzi; nell’altra come parte lesa: è l’inchiesta per frode che vede al centro l’impresa Sacramati, che per conto dell’Anas avrebbe realizzato in maniera difforme dal progetto la ricostruzione delle spalle del ponte (sarebbe stato utilizzato un materiale più economico rispetto a quello descritto). Entrambi i processi sono ancora in corso. Ma, a proposito, posto che gli ultimi lavori della Provincia non hanno riguardato quelli realizzati dalla Sacramati, e dunque quel materiale difforme dal progetto è ancora al suo posto, ci sono problemi per l’incolumità pubblica? La risposta della Provincia è che le prove tecniche effettuate confermano la sicurezza del ponte in tutta la sua struttura, spalle comprese.

Ciò che a Tidu preme sottolineare è che sul caso Oloè la Provincia si è sempre mossa «seguendo le regole e cercando di ridurre per quanto possibile i tempi burocratici e di cantiere». Nessun accenno al braccio di ferro con la Procura della Repubblica di Nuoro, difficile chiamarlo altrimenti, che ha portato a continui cambi di rotta da parte della stessa Provincia e a intraprendere via via nuove azioni per migliorare la sicurezza.

Un nuovo ponte? Dal suo canto, Tidu ricorda l’esiguità di fondi dell’ente, con un pubblico ringraziamento all’assessore Frongia che si è adoperato per superare questa carenza nell’ultima fase dei lavori, a fronte di grandi responsabilità: dover gestire 1300 chilometri di strade, ma anche 240 ponti (al momento è stata testata la sicurezza del 30%). E che fine ha fatto il ponte Anas che avrebbe dovuto sostituire Oloè poco più a valle? L’ipotesi, a sentire Frongia, è ancora in piedi nell’ambito di un piano più complesso di viabilità. Costo previsto 20 milioni, ma la storia di Oloè (oltre 5 milioni sono stati spesi dal 2013 a oggi) insegna che queste somme sono destinate ad aumentare.

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