La Nuova Sardegna

Nuoro

Due condanne per la morte in cava

di Luca Urgu
Due condanne per la morte in cava

In un incidente sul lavoro a Orosei perse la vita un operaio polacco. Assolto il terzo imputato

30 gennaio 2020
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NUORO. Due condanne e un’assoluzione per la tragica morte avvenuta in cava di marmo in seguito ad un incidente sul lavoro il 20 dicembre del 2013. Per tutti e tre gli imputati la contestazione era di omicidio colposo in concorso tra loro. La titolare dell’impresa, Romina Elena Dessena è stata condannata a un anno di reclusione e una provvisionale di 60 mila euro da conferire alle parti civili, al capo cantiere Salvatore Frau è stata inflitta una pena a 8 mesi con la condizionale, infine Gian Giacomo Dessena, padre di Romina che non aveva alcuna carica nella società è stato assolto.

Per il giudice Giovanni Angelicchio la Dessena e Frau hanno delle evidenti responsabilità nel tragico incidente avvenuto nell’inverno di sette anni fa nella cava della Marmi Elena di Orosei di proprietà dell’imprenditrice dove morì l’operaio polacco Michal Knap. Schiacciato da un enorme blocco di marmo spaccatosi d’improvviso proprio mentre l’uomo vi stava passando accanto. Cavatore molto stimato a Orosei, dove anche il padre era stato per anni operaio nelle cave della Baronia. Una tragica morte, quella di Michal Knap che aveva scosso particolarmente sia la piccola comunità dei polacchi residenti a Orosei, sia l’intera comunità della Bassa Baronia.

Ieri in tribunale è avvenuta la discussione delle parti. Il pm ha chiesto la condanna della donna ad un anno come pena più alta. Conclusione che ha trovato concorde l’avvocato di parte civile Gianluca Riitano che assisteva la moglie e i figli dello scomparso, mentre il suo difensore l’avvocato Giancarlo Frongia ha sollecitato l’assoluzione. In precedenza si erano contrapposte le tesi dei periti nominati dalle parti sulle ipotesi di responsabilità in quella morte bianca. Per la difesa si era trattato di un’imprudenza dell’operaio che non aveva seguito correttamente le regole della sicurezza in un ambiente particolare e sempre ricco di insidie. Per l’accusa e le parti civili quella morte invece si poteva decisamente evitare.

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