La Nuova Sardegna

Nuoro

Lula, in migliaia assistono al rito di Su Batiledhu

di Bernardo Asproni
Lula, in migliaia assistono al rito di Su Batiledhu

Una grande folla al carnevale dionisiaco che simula la fecondazione della terra L’attore e regista Antonio Marras protagonista della rappresentazione arcaica

25 febbraio 2020
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LULA. La sfilata di Batiledhu è stata una rappresentazione scenica da annali. In una giornata segnata da un tiepido sole, è convenuto il pubblico delle grandi occasioni, sull'ordine delle migliaia, e non solo quello affezionato, che non ha tradito l'appuntamento con la maschera locale di stampo dionisiaco.

Molti fotografi e gente di spettacolo. Tutti sollecitati dal richiamo forte, da brivido, che emana la maschera. Dalle 14, già prima del rito della vestizione, in via Sebastiano Deledda e nel largo attiguo, di fronte alla sede della Proloco Sa Rosa'e monte, si è assiepato una folla mai registrata, neppure nelle passate edizioni, seppure di grande successo. Gente arrivata da ogni dove, dalla Sardegna e oltreTirreno, che ha inteso, chi per la prima volta e chi preso dalle visite precedenti, onorare “Pàganos-Su Battiledhu su carrasecare Lu(g)vulesu”, uno dei 16 appuntamenti del Carnevale Barbaricino, sotto l'insegna della Regione. Non a caso è inserito nell'elenco dei grandi eventi identitari della Sardegna. È il caso di dire che Sos Cumpanzos de Su Battiledu e la cooperativa DuasCor-DuosCoros con in testa Antonio Marras, il deus ex machina dell'evento e attore-protagonista nella veste di Bathileddu, hanno ancora una volta fatto centro. Con la collaborazione della Proloco Sa Rosa 'e Monte per la parte conviviale su incarico del Comune, offerti pranzo e cena con il menù tipico della cultura contadino-pastorale, pecora in umido e fava e lardu, ricotta e formaggio come si addice in queste circostanze.

La rappresentazione scenica itinerante ha avuto inizio col rito della vestizione: su Batiledhu con la pelle di montone, sul petto sos marrazzos (campanacci),sul capo due corna e sulla pancia uno stomaco bovino pieno di sangue che, lungo la sfilata nel centro storico, bucato di tanto in tanto dai suoi aguzzini. Intanto le note dell'organetto di Checco Demontis si levano alte, un valore aggiunto alla emozionante scena. E il corteo si è snodato lungo le vie del paese con su Batiledhu,la vittima sacrificale, dal volto sporco di sughero bruciato e sangue, effettuando varie soste. Al suo seguito sos Battiledhos, uomini vestiti da vedove (massajos-gattias) con il pungolo-su puntoglio e le funi di pelle bovina-sas soccas per seviziarlo.Tante scene forti, a volte da brivido, per la simulazione della violenza e chiudere. La classica trilogia che sa di passione,morte e resurrezione. È quello che gli studiosi individuano come rito agrarip arcaico di fecondazione della terra con il sangue. Insomma uno spettacolo dal tocco forte che porta alla riflessione. La serata è proseguita con i balli.

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