omicidio colposo
Operaio folgorato, datori di lavoro assolti perché il fatto non sussiste
NUORO. Assolti perché il fatto non sussiste. Si è conclusa con un proscioglimento la vicenda giudiziaria dei fratelli Celiento, Domenico e Nicola, difesi dall’avvocata Monica Macciotta, accusati di...
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NUORO. Assolti perché il fatto non sussiste. Si è conclusa con un proscioglimento la vicenda giudiziaria dei fratelli Celiento, Domenico e Nicola, difesi dall’avvocata Monica Macciotta, accusati di omicidio colposo per la morte di un operaio di 27 anni, Francesco Falco rimasto folgorato nell’agosto 2013 mentre lavorava in una cabina di alimentazione di un parco fotovoltaico a Bitti. Il giudice monocratico Alessandra Ponti, confermando le richieste avanzate anche dalla pubblica accusa, ha assolto i due imprenditori ritenendo che il reato addebitato nell'imputazione non abbia trovato conforto nelle risultanze processuali. Ieri mattina chiusa l’istruttoria dibattimentale è stata aperta la discussione.
La parola al pm Belfiori che ha sottolineato come il quadro probatorio sia risultato insussistente a provare le ipotesi di colpa a carico dei due imputati e ha chiesto per i due fratelli Celiento l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Francesco Falco, operaio esperto, stava lavorando all’interno di un cantiere in una cabina di alimentazione. D’improvviso, a causa del malfunzionamento di un inverter, il ragazzo era stato colpito da una fortissima scarica elettrica. Il 27enne napoletano ustionato nell’ottanta per cento del corpo era stato trasportato al Centro grandi ustionati di Sassari, dov’era morto poche ore dopo il ricovero. Sia per l’accusa che per la difesa l’incidente provocato dal cattivo funzionamento dell’inverter non era prevedibile né dagli imputati né dalla stessa vittima.
L’avvocata Macciotta, sottolineando l’onestà intellettuale della pubblica accusa che ha fatto una ricostruzione puntale e attinente agli atti, pur concordando nell’assoluzione ha chiesto al giudice la formula “perché il fatto non sussiste”. «Ritengo che non ci sia il fatto dell’omicidio colposo – ha detto Macciotta –. In questo caso a monte della morte di Falco non c’è una condotta colpevole che possa essere legata al nesso causale dell’evento. La regola di condotta è stata liberamente violata dalla vittima e i fratelli Celiento non potevano certo prevedere che il filtro della centralina fosse danneggiato». (k.s.)
La parola al pm Belfiori che ha sottolineato come il quadro probatorio sia risultato insussistente a provare le ipotesi di colpa a carico dei due imputati e ha chiesto per i due fratelli Celiento l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Francesco Falco, operaio esperto, stava lavorando all’interno di un cantiere in una cabina di alimentazione. D’improvviso, a causa del malfunzionamento di un inverter, il ragazzo era stato colpito da una fortissima scarica elettrica. Il 27enne napoletano ustionato nell’ottanta per cento del corpo era stato trasportato al Centro grandi ustionati di Sassari, dov’era morto poche ore dopo il ricovero. Sia per l’accusa che per la difesa l’incidente provocato dal cattivo funzionamento dell’inverter non era prevedibile né dagli imputati né dalla stessa vittima.
L’avvocata Macciotta, sottolineando l’onestà intellettuale della pubblica accusa che ha fatto una ricostruzione puntale e attinente agli atti, pur concordando nell’assoluzione ha chiesto al giudice la formula “perché il fatto non sussiste”. «Ritengo che non ci sia il fatto dell’omicidio colposo – ha detto Macciotta –. In questo caso a monte della morte di Falco non c’è una condotta colpevole che possa essere legata al nesso causale dell’evento. La regola di condotta è stata liberamente violata dalla vittima e i fratelli Celiento non potevano certo prevedere che il filtro della centralina fosse danneggiato». (k.s.)