La Nuova Sardegna

Nuoro

Coronavirus, la sartoria di Jerzu dagli abiti di velluto alle mascherine

Una veduta di Jerzu
Una veduta di Jerzu

Valentina Demurtas ne produce 500 al giorno, le ha donate anche all'Ats

06 aprile 2020
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JERZU. Da più di un mese forbici, aghi, filo e macchinari sono fermi. Non si taglia più la stoffa, non si creano più risvolti, orli e asole e, soprattutto, non si prendono più le misure a quei clienti che, per 60 anni, sono entrati nella sartoria artigianale «Mario Demurtas» a Jerzu ( Nuoro), per farsi cucire, su misura, abiti, giacche e calzoni da pastore, rigorosamente in velluto, e farsi creare berretti sardi. Tutto fermo e otto dipendenti a casa. La chiusura imposta per Decreto è diventata un'opportunità per aiutare gli altri per la titolare, Valentina, che dall'1 gennaio, con il passaggio generazionale, ha preso in mano l'azienda dal padre Mario: realizzare mascherine per proteggere naso e bocca in un periodo in cui non le hanno neanche gli ospedali.

I dispositivi di protezione prodotti in Ogliastra sono lavabili, realizzati in cotone, e riutilizzabili con una taschina anteriore per poter inserire, e sostituire, uno strato filtrante da usare e gettare.La produzione è arrivata a 500 al giorno da distribuire, gratuitamente, agli impiegati del Comune di Jerzu e nelle case di riposo, poi nei supermarket, nelle edicole, e tra i conoscenti o direttamente all'Azienda per la tutela della Salute.

«In un momento come questo ognuno di noi deve dare il suo contributo - afferma Valentina Demurtas - per questo stiamo cercando di realizzare nel minor tempo possibile un numero tale di mascherine, oggetti introvabili e sempre più preziosi, per donarle e da poter affrontare almeno questa imminente emergenza. Sono pronti i pacchi di mascherine da mandare a Cagliari, in dono all'Azienda Tutela della Salute che con Confartigianato Sardegna ha sottoscritto un accordo - sottolinea - il nostro piccolo contributo e ringraziamento verso chi ogni giorno e sul fronte a combattere per tutti noi». (Ansa).

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