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Nuoro

Loi: siamo pronti ad aprire ma da noi cambierà tutto

di Paolo Merlini
Loi: siamo pronti ad aprire ma da noi cambierà tutto

«Possiamo lavorare in sicurezza, ma servono le direttive delle autorità sanitarie» Il gruppo ha 30 strutture nell’isola per 13mila posti letto. «Saremo attivi al 50%»

16 aprile 2020
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OROSEI. Chi lo conosce bene sa che per qualche giorno lo ha sfiorato l’idea di mettere da parte ogni aspettativa per la stagione 2020 e rimandare tutto al prossimo anno. Al tempo del Covid-19 gestire un gruppo turistico con più di trenta strutture tra alberghi e villaggi, tredicimila posti letto e 850mila presenze l’anno (dato in difetto: è riferito al 2018, prima di importanti acquisizioni) sarebbe un’impresa ardua per chiunque. Per non parlare degli oltre cento dipendenti stabili e dei 1600 stagionali. Ma l’ottimismo ha prevalso come di consueto in Piero Loi, patron dell’Iti Marina, che si è rimesso al lavoro per salvare quanto possibile della stagione turistica che, nelle sue strutture, sarebbe dovuta iniziare già da una settimana, in occasione della Pasqua. Ha partecipato, forse per spirito di categoria, alla videoconferenza dal titolo ottimistico “Sardegna Isola Sicura” promossa dal tour operator Portale Sardegna tra le maggiori aziende turistiche dell’isola, volta a individuare un protocollo comune dell’ospitalità. Alla Nuova Loi l’aveva già detto più di un mese fa: rispetto ad altre mete turistiche, la Sardegna ha una specificità che potrebbe avvantaggiarla rispetto alla concorrenza. «È un’isola battuta dal vento, con pochi abitanti e una bassa densità di popolazione, la diffusione del virus potrebbe essere contenuta».

Da qui a parlare di “Isola Sicura” ce ne corre, soprattutto in una regione dove sono stati effettuati appena tre tamponi Covid ogni diecimila abitanti, la metà della media nazionale.

«Be’, quello è lo slogan creato da Massimiliano Cossu di Portale Sardegna per dare un nome al protocollo che si sta studiando, al quale dovremo lavorare tutti con impegno: imprenditori e autorità sanitarie, muovendoci secondo le direttive dell’Oms».

Bisognerà anche arrivarci, in Sardegna. Come?

«Non sappiamo cosa accadrà dopo il 3 maggio, quando termineranno le misure più restrittive in termini di quarantena, o nelle settimane successive. Certo è che la situazione dei trasporti muterà completamente: un aereo che oggi viaggia con 180 passeggeri li vedrà ridotti a un terzo, se non meno. Riorganizzare il sistema dei trasporti marittimi sarà ancora più difficile».

E una volta che i turisti saranno nell’isola?

«Dovremo tutti attenerci scrupolosamente alle disposizioni sanitarie che saranno introdotte, noi per primi dovremo rimodulare la forma di gestione delle strutture turistiche, e non sarà affatto semplice. Facciamo l’esempio di una struttura media, diciamo con 120 camere e 300 posti letto. Appare evidente che per garantire la sicurezza degli ospiti non potremo accogliere più di sessanta persone. Di più, non potremo garantire la pensione completa, ma solo la mezza pensione se non addirittura la formula B&B. Questo perché il problema sarà la ristorazione: i buffet saranno la prima cosa a sparire. Il “Tirreno” di Orosei, per esempio, il cosiddetto hotel degli svizzeri che abbiamo acquisito alla fine dello scorso anno, si presta molto a questo utilizzo, perché la sua clientela tradizionale del nord Europa predilige questo tipo di formula».

Nel vostro portfolio ci sono strutture con mille posti letto. Come vi comporterete?

«La tendenza è di aprire dove possibile. Ma se in un determinato territorio ci sono due nostri alberghi o villaggi è chiaro che ne privilegeremo uno solo. Contiamo insomma di aprire almeno il 50% delle strutture».

Tutto ciò avrà costi elevati.

«Non me ne parli. Dal personale che dovremo comunque garantire ai dispositivi sanitari: dispenser di amuchina in ogni camera, mascherine da fornire negli spazi pubblici, apparecchi di sanificazione. Noi prenderemo precauzioni. Ma è chiaro che le linee guida dovranno arrivare dalle autorità sanitarie, Governo e Regione, in tempi rapidi».

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