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Nuoro, vigili del fuoco: "L’ansia da Covid peggio dei roghi"

Simonetta Selloni
Nuoro, vigili del fuoco: "L’ansia da Covid peggio dei roghi"

Il comandante provinciale Sassu: «Così abbiamo lavorato durante la Fase 1»

24 maggio 2020
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NUORO. Arrampicarsi sul Montalbo per andare a recuperare un escursionista non è un gioco da ragazzi nemmeno quando si è addestrati. Ma scalare le rocce in un assetto più simile a quello di Armstrong nella sua passeggiata lunare, piuttosto che con l’equipaggiamento consono a un soccorso, è stata una delle situazioni in cui si sono trovati i Vigili del fuoco del Comando provinciale di Nuoro durante questi mesi di emergenza da coronavirus. «Il problema non è stato soltanto arrivare alla persona da mettere in salvo – spiega il comandante provinciale, Fabio Sassu –. Quando le squadre lo hanno trovato, gli hanno misurato la febbre. E la temperatura era di 38 gradi». Emergenza nell’emergenza: sono quindi scattati i protocolli per il soccorso di un potenziale contagiato Covid 19. Cautele moltiplicate. «Lo abbiamo imbragato e portato giù e poi consegnato al 118».

Il salvataggio del turista che in barba a Dpcm, ordinanze regionali e elementari regole di buon senso si è avventurato sul Montalbo in pieno lockdown, è solo uno degli episodi di questo periodo. I Vigili del fuoco hanno dovuto fare i conti con le situazioni ordinarie come spegnere incendi o intervenire in caso di incidenti per disincastrare feriti, bardati però di maschere e protezioni che complicano i movimenti. Come si fa a mantenere la distanza di sicurezza, quando in gioco c’è la vita di una persona? «Non è facile. Ma eravamo preparati, l’11 settembre ha segnato uno spartiacque anche per il nostro Corpo, con l’istituzione in ogni Comando provinciale dei nuclei Nbrc, acronimo che significa nucleare, biologico, chimico e radiologico. Un gruppo specializzato in eventi che possono riguardare anche la contaminazione biologica. Come in questo caso».

L’ingegner Sassu, 63 anni, di Sorgono, è a capo del Comando di Nuoro dal 2014. Lui e i 280 uomini che fanno riferimento alla provincia (un centinaio nel capoluogo, gli altri nei distaccamenti di Macomer, Sorgono, Siniscola, Lanusei e Tortolì), tutto avrebbero pensato meno che trovarsi davanti a una pandemia. «Abbiamo seguito lezioni per informarci e capire quanto fosse importante proteggerci per poter aiutare gli altri». Sono partiti con il piede giusto: «L’anno scorso avevamo acquistato 270 mascherine di gomma speciali, per gli incendi estivi. E invece le abbiamo utilizzate come dispositivi di protezione personale».

Come componenti della Protezione civile, hanno avuto un ruolo fondamentale per una serie di attività. «Intanto la sanificazione di edifici e luoghi pubblici. In tutta l’isola i Vigili del fuoco hanno fatto oltre 500 interventi, 150 nel solo Comando di Nuoro. Ci siamo messi a disposizione dei sindaci – continua Sassu –, e dei vari enti. L’ospedale di Nuoro, tutti gli istituti di pena, ma anche uffici pubblici. E aree attorno ai luoghi comunque frequentati anche durante il lockdown, come ad esempio strade vicino a farmacie, mercati, ambulatori. Stando attenti ai dosaggi dell’ipoclorito di sodio, sostanza che ammazza il virus ma può danneggiare l’ambiente». Hanno fatto anche le consegne per conto di scuole e comuni: «Tablet e computer ai ragazzi, nessuno poteva uscire, noi sì. Ci siamo proposti».

Dice, il comandante Sassu, che tutti hanno dovuto lavorare anche su se stessi. «L’ansia, lo stress. La paura. Abbiamo parlato molto. L’informazione è stata fondamentale. E sa una cosa? Nessuno si è mai tirato indietro quando c’è stato da intervenire. Una schiera di volontari, sgomitavano per essere coinvolti. Abbiamo fatto squadra». Se nell’immaginario collettivo i pompieri occupano un posto d’onore, qualche ragione ci sarà pure.

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