La Nuova Sardegna

Nuoro

Asili nido, il 4 giugno incontro in Regione per la riapertura

di Kety Sanna
Asili nido, il 4 giugno incontro in Regione per la riapertura

Convocato il comitato di cui fanno parte le strutture nuoresi  «Speriamo in una soluzione che ci permetta di lavorare»

01 giugno 2020
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NUORO. Finalmente per gli asili nido si apre uno spiraglio. Il comitato spontaneo “Servizi educativi per l’infanzia 0-6”, dopo la manifestazione del 21 maggio davanti al palazzo della Regione, e un primo confronto con il segretario particolare dell’ufficio di Gabinetto dell’assessorato alla Pubblica istruzione, Alberto Zonchello, è stato inviato al tavolo che si terrà il 4 giugno a Cagliari, alla presenza degli assessori alla Pubblica istruzione Andrea Biancareddu e alla Sanità Mario Nieddu e di altre associazioni e comitati regionali di categoria già costituiti. «All’appuntamento porteremo le richieste e le proposte condivise dal comitato per la riapertura dei servizi educativi – dicono fiduciosi Fabrizio Paderi, Luana Mulas, Antonella Cucca e Federica Salzano –. Confidiamo nel fatto che in questo incontro vengano prese in considerazione le nostre istanze. Chiederemo alle istituzioni di aprire una collaborazione continua finalizzata a promuovere azioni pratiche, con l’obiettivo di evitare la chiusura “definitiva” dei nostri servizi».

Sono circa 750 le strutture in pericolo in tutta la Sardegna. Solo a Nuoro sono sei e contano un totale di 200 bambini, da tre mesi chiusi in casa.

Nonostante i numeri, finora, gli asili nido sono stati letteralmente dimenticati dai vari decreti che si sono susseguiti durante l’emergenza sanitaria per il coronavirus, mettendo in grave difficoltà l’intero settore ma anche centinaia di famiglie che usufruiscono del servizio. Due settimana fa la protesta in piazza con tavolini e sedie colorate, per rivendicare il bisogno educativo dei bambini diventati invisibili durante la pandemia.

Allora come oggi, i titolari dei centri per l’infanzia chiedono interventi finalizzati a sbloccare la situazione e a permettere loro di poter lavorare. Vogliono che venga assicurato un sostegno nei mesi scoperti dalla cassa integrazione per tutti i lavoratori del settore; chiedono che vengano riviste le linee guida per la riapertura, ritoccando protocolli inattuabili che ipotizzano ambienti senza giochi, possibilmente all’aperto con il distanziamento sociale assicurato; sperano venga rivalutato il rapporto educatore/bambino perché per queste aziende ripartire deve valerne la pena. In questo infinito periodo di lockdown, infatti, hanno continuato a pagare affitti e a coprire le spese delle strutture. «Gli stipendi li paghiamo grazie alle rette delle famiglie e aprire per pochi bambini non converrebbe. Così non riusciremo a sopravvivere» avevano detto le titolari delle strutture nuoresi che, insieme agli altri operatori, in questi mesi hanno assistito al lavoro delle istituzioni, preso visione di protocolli e linee guida senza, però, essere mai stati interpellati. Per poi scoprire che l’ultimo Decreto rilancio approvato dal Governo, li ha completamente dimenticati.

La fascia 0-3 anni, infatti, ancora una volta è stata esclusa, e il ruolo socio-educativo dei gestori degli asili, di fatto, considerato in modo del tutto marginale, così come il sostegno che garantiscono alle famiglie.

«La Regione però è stata di parola – aggiungono i rappresentati del comitato “Servizi educativi per l’infanzia 0-6” che conta 90 scuole – perciò non ci resta che sperare di trovare la formula giusta per ripartire in tutta sicurezza. Le nostre strutture sono pronte, così come gli educatori che non vedono l’ora di accogliere i bambini nel rispetto delle direttive».

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