La Nuova Sardegna

Nuoro

Macomer, il sindaco chiede di riaprire l’asilo delle suore

di Alessandra Porcu
Macomer, il sindaco chiede di riaprire l’asilo delle suore

Succu ha scritto alla Curia perché intervenga sulle religiose Il “nido”, non operativo da tre mesi, potrebbe restare chiuso

30 luglio 2020
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MACOMER. Finora la comunicazione ufficiale inviata lo scorso 22 luglio dal sindaco Succu non ha ottenuto risposta. «Ho deciso di scrivere a suor Antonina Terravecchia, direttrice dell’istituto Madonna di Bonaria di Macomer, e per conoscenza al Vescovo della Diocesi di Alghero-Bosa – spiega Succu – per farmi portavoce delle tante famiglie della mia città e dei paesi del territorio in ansia per la chiusura dell’asilo nido». Sono trascorsi quasi tre mesi da quando l’edificio di viale Pietro Nenni non è più operativo. Ad assestare il colpo di grazia è stata l’emergenza sanitaria. La mancata riscossione delle rette mensili, durante il confinamento, ha messo in ginocchio una realtà la cui sopravvivenza era a rischio fin dal 2019. Il silenzio dietro al quale sono trincerate le suore che da anni gestiscono la struttura sta diventando un ostacolo. «Vi chiedo con determinazione – scrive il primo cittadino – di ripensare alla scelta di chiudere il nido o, in subordine, alla proroga della stessa di almeno un anno. Questo consentirebbe all’amministrazione comunale di trovare, nel rispetto delle normative vigenti, altri soggetti disposti a farsi carico del servizio».

All’appello di Antonio Succu si unisce l’assessore all’Istruzione Tiziana Atzori. «Le interlocuzioni sono state diverse – precisa –, grande disponibilità e collaborazione è stata offerta dai nostri parroci padre Cristian e padre Andrea. Sarebbero disposti ad accogliere i piccoli ospiti nella casa dei Saveriani. Ci sarebbero, però, interventi di manutenzione da effettuare e come se non bastasse bisognerebbe fare i conti con l’accreditamento e con l’attuazione delle misure anti Covid. L’istituto Madonna di Bonaria, invece – prosegue Atzori – permetterebbe l’accesso immediato ai locali e l’iscrizione dei bimbi».

Da una stima effettuata il loro numero potrebbe aggirarsi tra i 50 e i 60. «Se il nido non riaprirà o se non si dovesse trovare una soluzione alternativa, molte mamme sarebbero costrette a lasciare il loro posto di lavoro per occuparsi dei figli a tempo pieno», aggiunge il sindaco. «Tutta la nostra attenzione – sottolinea l’assessore – è focalizzata sui bambini e sulle loro famiglie. I servizi educativi stanno attraversando una grave crisi, tra strutture in ginocchio che faticheranno a riprendere le attività il prossimo settembre e l’impossibilità pedagogica di sopperire ai bisogni dei bimbi. Per questo motivo – conclude – stiamo cercando di dare nuova linfa a iniziative e progetti per l’infanzia, pensando innanzitutto al benessere dei piccoli ospiti».

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