La Nuova Sardegna

TORPÈ. La sosta forzata e l’impossibilità a non uscire di casa per allenarsi a causa del lockdown ha messo a dura prova anche i runner baroniesi. Settimane di fermo obbligatorio che per tanti atleti si sono trasformati in un orrendo incubo. «Abituate a fare trenta chilometri al giorno le gambe la notte si scatenavano – dice Evangelino Chessa atleta originario di Torpè che ha partecipato a tante maratone in tutto il mondo –. Chiusi in casa senza poter uscire a fare attività fisica per noi il lockdown si è trasformato in una galera, non riuscivamo a smaltire l’adrenalina accumulata e le gambe prendevano a tremare. Ho passato delle settimane stando veramente male e tutti gli altri runner che conosco, mi hanno detto di essere nelle mie condizioni – prosegue – eravamo come una bomba pronta ad esplodere, ci mancava l’aria e per noi, la nuova gara è stata quella di superare il Covid usando la forza della mente». «È la più dura di tutte le ultra maratone che abbiamo fatto sinora ma siamo riusciti a superare anche questo nuovo tremendo ostacolo e ora che finalmente possiamo correre e andare incontro a nuove sfide, mi auguro che da qualche parte in Europa si possa fare un’ultra maratona. Mi dicono che si farà quella di Valencia – prosegue Chessa – mi auguro di riuscire ad andarci perché gli stimoli danno la vita, ti fanno sentire vivo, in armonia con il mondo ma soprattutto con te stesso. Spero che anche i runner improvvisati visti durante il periodo di restrizioni dovuti al Covid abbiano capito l’importanza della salute e che continuino a correre. L’esercizio fisico in mezzo alla natura è una terapia naturale che fa bene alla mente e al corpo, la sfida con noi stessi è l’ostacolo incredibilmente più difficile. (s.s.)