La Nuova Sardegna

Nuoro

Truffa e riciclaggio: 3 arresti, 55 indagati

di Valeria Gianoglio
 Truffa e riciclaggio: 3 arresti, 55 indagati

Eseguite 9 misure tra Mamoiada, Nuoro, Silanus e Dorgali. «Sgominata una banda. Finti incidenti e frodi assicurative»

12 settembre 2020
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NUORO. Tre misure di custodia cautelare – due delle quali in carcere e una ai domiciliari, sei con l’obbligo di dimora, 55 indagati in totale. L’accusa di aver messo su un’associazione a delinquere con un obiettivo preciso: “commettere un numero indeterminato di reati contro il patrimonio, quali furti, ricettazioni, riciclaggi di auto e frodi alle assicurazioni”. E ben 38 reati contestati a vario titolo al folto gruppo di persone finite nell’indagine dei carabinieri durata due anni e che ha avuto come epicentro un’autocarrozzeria di Mamoiada _ che ieri è stata posta sotto sequestro preventivo – ma che ha toccato anche Nuoro, Silanus, Dorgali.

È un’indagine dai grandi numeri, insomma, quella che è approdata ieri mattina nell’esecuzione – da parte di un centinaio di carabinieri del comando provinciale, insieme allo squadrone Cacciatori di Sardegna e a un elicottero del decimo elinucleo di Olbia – di 9 misure cautelari disposte dal gip del tribunale di Nuoro, Teresa Castagna, su richiesta del sostituto procuratore Riccardo Belfiori. Il pm, in realtà, aveva chiesto l’emissione di 30 misure coercitive, ma il giudice per le indagini preliminari, carte alla mano, ne ha accolto e disposto 9 e ha rigettato le restanti 21. Gli interrogatori di garanzia sono fissati per lunedì, in tribunale a Nuoro. Il gip, oltre all’autocarrozzeria dei Musina, ha disposto anche il sequestro preventivo di un carroattrezzi, di quattro auto, e di poco meno di 49mila euro “nella disponibilità dei Musina”.

L’indagine era nata, come spesso succede, da un episodio tutto sommato ordinario: il 18 agosto del 2018, nella zona del porto di Olbia, erano state rubate due auto. Le stesse erano state ritrovate poco tempo dopo a Mamoiada. E da lì, a poco a poco, e grazie alle immagini di alcuni impianti di videosorveglianza, e a una mole imponente di intercettazioni e dati Gps, i carabinieri avevano ristretto il cerchio attorno a quattro fratelli di Mamoiada che gestiscono un’autocarrozzeria nel paese: i fratelli Musina. Antonello, Lorenzo, Graziella, e Simone. I primi due sono in carcere, in regime di custodia cautelare, la terza è agli arresti domiciliari, il quarto, invece, ha l’obbligo di dimora a Mamoiada. L’indagine indica loro come presunti capi e promotori di un’associazione a delinquere che coinvolgeva diverse altre persone e che commetteva furti d’auto, ricettazioni, riciclaggio di macchine e di loro parti, frodi alle assicurazioni, con “reinvestimento dei relativi proventi in attività lecite e illecite” . Questo, almeno, è quanto sostiene l’accusa sulla base dei risultati dell’indagine. E sempre secondo la Procura e quanto raccolto dai carabinieri in due anni di inchiesta, la base operativa dell’associazione a delinquere era proprio l’autocarrozzeria dei fratelli Musina, a Mamoiada: era lì, che per gli investigatori arrivavano le auto rubate o oggetto di incidenti stradali modificatu ad arte o che non si erano mai verificati.

Ognuno, secondo la ricostruzione del pm, all’interno dell’associazione aveva un suo ruolo preciso: c’era anche chi si era specializzato nel redigere finti modelli Cai, ovvero i moduli di “constatazione amichevole” ricostruendo incidenti mai esistiti o che si erano verificati sì, ma con modalità diverse. E c’erano periti compiacenti che sovrastimavano i danni alle auto o attestano l’esistenza di danni invece solo simulati per ottenere dalle assicurazioni indennizzi del più alto importo possibile. Gli indagati che sono finiti in carcere, su richiesta del pm e disposizione del gip, sono Lorenzo Musina e Antonello Musina. Mentre per la sorella Graziella il gip ha disposto gli arresti domiciliari a Mamoiada, e per il quarto fratello, Simone, è stato disposto l’obbligo di dimora a Mamoiada. I Musina sono difesi dagli avvocati Angelo Manconi e Angelo Magliocchetti. Sempre il gip ha disposto anche altri cinque obblighi di dimora per gli indagati Piera Piredda, di Nuoro, Enrico Soddu, di Mamoiada, Raimondo Sussarellu di Silanus, Alessio Fancello, di Dorgali, e Massimo Ardito, di Nuoro.

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