La Nuova Sardegna

Nuoro

«Cantieri archeologici per dare lavoro»

di Luciano Piras
«Cantieri archeologici per dare lavoro»

Il sindaco di Bitti Ciccolini lancia la proposta alla Regione: sul modello dei cantieri verdi, bastano pochi milioni di euro

08 ottobre 2020
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BITTI. «Recenti esperienze sulle candidature Unesco dimostrano che c’è la necessità di attivare misure che consentano di arrivare non solo al riconoscimento, ma anche alla tenuta dello stesso. Del patrimonio archeologico si parla tantissimo ma, di fatto, si investono risorse residuali nell’ambito del bilancio regionale». Parte da questo assunto, il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini per lanciare la proposta dei “Cantiere archeologici”. Proposta formalizzata in occasione dell’ultima seduta del consiglio comunale. Il 29 settembre scorso, il parlamentino di Bitti non solo ha approvato all’unanimità la mozione sul riconoscimento da parte dell’Unesco del paesaggio culturale della Sardegna e la definizione del suo territorio quale “museo aperto” (iniziativa dei Riformatori che vede l’adesione della Regione e di gran parte dei Comuni sardi), ma ha anche ufficializzato la proposta di istituire i cantieri archeologici in tutta l’isola.

Il paese di Romanzezu, insomma, rilancia la sfida dell’archeologia come risorsa economica. «Questo sistema può innescare un modello virtuoso di tutela e valorizzazione, con una ricaduta occupazionale diretta, proprio nelle zone che conservano buona parte del patrimonio archeologico e storico della Sardegna» sottolinea Ciccolini. «Durante il dibattito in consiglio comunale – spiega il sindaco – abbiamo deciso di portare il nostro contributo finalizzato a rafforzare la candidatura attraverso proposte concrete per la valorizzazione del nostro patrimonio archeologico e culturale. In modo particolare il consiglio mi ha delegato affinché porti al tavolo del Comitato promotore la proposta di istituire i “Cantieri archeologici” in tutto territorio della Sardegna con particolare riferimento ai siti ricompresi nell’elenco definito dalla legge regionale 20 settembre 2006 n. 14 e più in generale nei siti per i quali i Comuni abbiano attivato un piano di gestione e che risultino aperti al pubblico». «È necessario costruire una misura concreta che può diventare strutturale, alla quale si possono affiancare percorsi di formazione per la qualificazione di tutte le figure professionali interessate che ruotano attorno al mondo dell’archeologia e degli scavi – va avanti il primo cittadino di Bitti –. Ciò darebbe nuova linfa e speranza a chi cerca lavoro, fra archeologi e maestranze, e un forte impulso alla valorizzazione turistica delle zone interne dell’isola». «Sul modello dei cantieri verdi, presenti già da diversi anni nelle aree deindustrializzate e nei Comuni dove operano i cantieri forestali, si possono istituire i cantieri archeologici che contribuirebbero a conservare e valorizzare i nostri siti e a creare nuove opportunità di lavoro e di crescita professionale. Bastano pochi milioni di euro – chiude Ciccolini – e spero che questa proposta trovi un convinto sostegno trasversale di tutte le forze politiche che in questo momento stanno dimostrando grande sensibilità sul tema».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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