La Nuova Sardegna

Nuoro

L’urlo dei sindaci: noi lasciati soli

di Kety Sanna
L’urlo dei sindaci: noi lasciati soli

Manifestazione dei primi cittadini del Nuorese. Chiedono alla Regione risposte immediate

16 novembre 2020
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NUORO. Un sit-in silenzioso per lanciare il grido d’allarme di un intero territorio che da tempo chiede una sanità efficiente prima che la pandemia vada fuori controllo. Decine di fasce tricolori ieri mattina si sono date appuntamento nel piazzale del San Francesco. «Quella di oggi non è una protesta ma l’urlo delle nostre comunità – dice Daniela Falconi sindaca di Fonni –. Stiamo vivendo una situazione drammatica con persone abbandonate e altre che non sanno cosa devono fare. Vogliamo che ci dicano come possiamo essere utili noi; vogliamo un sostegno. Non è ammissibile che si pensi che ci sono malati di sere A e di serie B: si trovino i percorsi giusti per garantire a tutti il diritto alla salute». Il sindaco di Orani, Antonio Fadda continua ad insiste sui numeri. «La percezione che abbiamo è che i conti tra i dati che ci vengono forniti dall’Assl e i nostri, non tornino. È ora che si prenda in mano la situazione seriamente. Non stiamo facendo battaglie contro nessuno – rimarca –, stiamo semplicemente denunciando i disagi e i problemi delle nostre comunità. Il San Francesco era già stato abbandonato prima del Covid, e anche lo situazione di allora era già stata denuncia. Vogliamo che la Regione prenda atto di questo, in modo che insieme, dalla crisi, si possa ricostruire qualcosa».

Un sistema di tracciamento più efficace e misure tempestive per prevenire e garantire la tutela della salute, i punti toccati dall’assessore della giunta Soddu, Valeria Romagna. «La manifestazione di oggi rappresenta lo stato delle comunità. Siamo inermi di fronte a questa battaglia. Erano state assicurate alcune posizioni e invece ora ci troviamo in questa situazione – sottolinea –. In nome del Covid si sta rischiando di mettere da parte il resto. Tutto questo non va bene».

Il sindaco di Silanus Gian Pietro Arca non ha peli sulla lingua e attacca l’assessore regionale alla Sanità: «Che venga Nieddu a Silanus, dove oggi abbiamo registrato la quarta vittima e dica che è tutto sotto controllo. Che venga qui in ospedale a vedere qual è la situazione, soprattutto in Pronto soccorso, e dica ai malati, agli operatori sanitari che è tutto sotto controllo. Venga – aggiunge – e chieda chi è il responsabile dello smantellamento dell’area Covid istituita nella fase uno della pandemia, che ora ha mandato in tilt il Pronto soccorso. Questo è un sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti. Questa volta vogliamo sapere se hanno raggiunto lo scopo spostando il reparto di Oncologia». La denuncia poi si sposta sulla precarietà del servizio di medicina di base.

«Il Nuorese soffre più di altre aree della Sardegna – dice la sindaca di Oniferi, Stefania Piras –. Abbiamo paesi in lockdown e in molti di questi i medici di base hanno un contratto a tempo determinato. Io fino al primo novembre ero scoperta, e ora il servizio sarà a tempo. L’assistenza primaria non può essere così precaria. Noi sindaci non possiamo essere lasciati da soli a gestire una situazione così delicata. È bene, però – conclude Piras – che i nostri cittadini sappiano che siamo in prima linea per loro. Siamo la loro voce».

Vicinanza ai sindaci è stata espressa dal deputato di Forza Italia, Pietro Pittalis e dal capogruppo in consiglio regionale dello stesso partito, Giuseppe Talanas: «Siamo vicini e raccogliamo il silenzioso, ma istituzionalmente assordante, grido di allarme degli amministratori che vanno non solo ascoltati, ma anche sostenuti. Non ci siamo di certo dimenticati che sono le prime sentinelle del territorio e nessuno più di loro ha il polso costante dei problemi. Tanto più – dichiarano – in una situazione di emergenza sanitaria senza precedenti come questa. Condividiamo la loro preoccupazione, quella di Andrea Soddu, sindaco del nostro capoluogo, ma anche delle realtà del territorio (per esempio Silanus), che hanno optato per la chiusura totale senza aver avuto ancora alcun riscontro dagli organi competenti. Per questo, da rappresentanti di questo territorio, ci mettiamo a completa disposizione dei primi cittadini e delle amministrazioni locali, e ci adopereremo per fare da testa di ponte con le competenti autorità presso la Regione. Siamo ben consapevoli di essere nel bel mezzo di una “guerra” – concludono – e non fare fronte comune con le istituzioni, non dare loro il massimo del sostegno e appoggio, sarebbe una follia. Quando c'è di mezzo la salute dei cittadini, gli steccati politici, le partigianerie ideologiche, devono cadere, e per quanto ci riguarda sono già cadute».

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