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Nuoro

Sologo, la zona industriale dice «no» al fotovoltaico

di Bernardo Asproni
Sologo, la zona industriale dice «no» al fotovoltaico

Lula boccia il progetto di una multinazionale che prevede l’utilizzo di 10 ettari Nasce un Comitato spontaneo: «Non possiamo imbrigliare il Polo alimentare»

28 febbraio 2021
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LULA. La Zona industriale del Sologo, ancora una volta, è oggetto di contestazione, riaffiorando una sorta di continuità con le lotte degli inizi anni ’70 contro la petrolchimica di “rovelliana memoria” e quelle più recenti sulla biomassa. Adesso è in gioco l’installazione del fotovoltaico da parte di una multinazionale che dovrebbe occupare uno spazio di oltre 10 ettari, esattamente 10.900 metri quadrati su aree lottizzate, “imbrigliando” le attività in produzione in atto e i possibili insediamenti futuri. È vero che una lotta di sapore diverso ma ritenuta, pur sempre, penalizzante da parte degli operatori che hanno creduto e investito in quella realtà baricentrica, collegata tramite lo scorrimento veloce Diramazione centrale del Nuorese al porto e aeroporto e una diramazione di arterie stradali sviluppata in tutte le direzioni. E soprattutto mentre si punta alla creazione di un Polo alimentare, idea da subito ben accolta dagli operatori di Lula e dei paesi limitrofi. E, evidentemente, quest’ultima prospettiva destinata a morire prima di nascere. Il delicato problema è stato trattato in una riunione, presenti i rappresentanti del nascente “Comitato per il Sologo” e il vice sindaco nonché assessore alle Attività produttive Gian Franco Ruiu (assente per motivi di salute il sindaco Mario Calia), l’assessore alle Politiche sociali Tina Piras e il consigliere Franco Canu e il neo presidente provinciale del Consorzio industriale Gianni Pittorra. È stato uno scambio di opinioni vivaci, ma col risultato tutto da valutare nelle sedi opportune. Gli operatori all’unisono sono decisi: «Non lo facciamo nascere sulle zone baricentriche urbanizzate» ostentando, con stupore, che l’operazione sia passata sotto silenzio e si sia venuti a conoscenza meno di due settimane fa. Certo è che si ha una patata bollente in mano agli amministratori. Salvare i nove lotti urbanizzati è una priorità, allorché «vogliono fare terra bruciata, in una realtà in attesa di sviluppo. I nove lotti devono essere lasciati liberi per gli operatori del territorio e occupare, magari i lotti a margine». No, insomma, alle erigende barriere che «bloccano lo sviluppo». Il presidente del Consorzio si è dichiarato disponibile a un compromesso: liberare il lottizzato e trasferire alla zona periferica. La proposta sarà accolta dal Comune? Rivedrà la sua posizione? Di certo lo scottante problema ritornerà in aula. Non resta che attendere alla luce del precedente assenso. E intanto la levata di scudi permane, mentre gli operatori intendono coinvolgere anche le amministrazioni e le popolazioni dei paesi limitrofi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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