La Nuova Sardegna

Nuoro

il caso zonchello 

Uno spiraglio per l’hospice: due dottoresse disponibili

di Giusy Ferreli
Uno spiraglio per l’hospice: due dottoresse disponibili

NUORO. Si intravede uno spiraglio nel caso dell’hospice di Nuoro. A offrire una soluzione concreta alla commissaria straordinaria della Assl, Gesuina Cherchi, è la deputata Mara Lapia che aveva...

07 aprile 2021
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NUORO. Si intravede uno spiraglio nel caso dell’hospice di Nuoro. A offrire una soluzione concreta alla commissaria straordinaria della Assl, Gesuina Cherchi, è la deputata Mara Lapia che aveva denunciato con forza le criticità del servizio di Cure palliative diretta dal dottor Salvatore Salis e chiesto invano il potenziamento dell’organico.

«Ho acquisito personalmente la disponibilità di due dottoresse, due specialiste disposte a lavorare nella struttura che ha sospeso i ricoveri perché mancano i medici. Ora tocca all’Ats-Assl fare i passi necessari per la loro assunzione che dovrà essere a tempo indeterminato» è la dichiarazione della componente della Commissione affari sociali e sanità della Camera.

«Dopo la mia denuncia sulle criticità riguardanti il servizio di cure palliative – sottolinea la deputata –, ho avuto modo di parlare con le due dottoresse; la prima di origini sarde ha lavorato sino a pochissimo tempo fa come medico palliativista in una struttura sanitaria di Crema, la seconda è una pneumologa, specializzazione equipollente a quella in cure palliative, che già lavora all’ospedale San Francesco con un contratto a tempo determinato ma in procinto di essere stabilizzata in un’altra zona dell’isola».

Per la parlamentare, che in diverse occasioni aveva chiesto all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu e al commissario straordinario Ats, Massimo Temussi, il potenziamento della pianta organica del servizio che nei giorni scorsi ha dovuto rifiutare i ricoveri, entrambe le dottoresse sono pronte a dare il loro contributo affinché il centro di riferimento per i pazienti in fine vita e i loro familiari continui la sua preziosa attività. «Per fare questo – incalza Lapia – è necessario che vengano assunte definitivamente. Ats e Regione non possono chiudere la porta in faccia a chi vorrebbe lavorare all’hospice e, soprattutto non possono, ancora una volta, rimanere sorde al grido di dolore dei malati. I medici ci sono, manca la buona volontà di cercarli».

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