La Nuova Sardegna

Nuoro

CONTRO L’INAMMISSIBILITà DELLA REVISIONE 

Delitto di via Fiume, Cherubini ricorre ancora

Delitto di via Fiume, Cherubini ricorre ancora

NUORO. Per la quinta volta un organo giudicante si occuperà dell’omicidio di Maria Pina Sedda, l’impiegata dell’Ufficio del registro di Nuoro uccisa nella cantina del palazzo in cui viveva, in via...

13 ottobre 2021
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NUORO. Per la quinta volta un organo giudicante si occuperà dell’omicidio di Maria Pina Sedda, l’impiegata dell’Ufficio del registro di Nuoro uccisa nella cantina del palazzo in cui viveva, in via Fiume, il 23 luglio 2002. Gianfranco Cherubini, marito della donna e condannato all’ergastolo per quell’omicidio, ha presentato ricorso contro la sentenza pronunciata il 14 maggio scorso dai giudici della IV sezione della Corte d’appello di Roma, ai quali l’uomo aveva presentato istanza di revisione del processo, attraverso l’avvocato Luigi Alfano. La discussione del ricorso è fissata al prossimo febbraio.

Cherubini ha 61 anni. Si è sempre dichiarato innocente ma è stato condannato in tutti i gradi di giudizio. La richiesta di revisione era basata sull’analisi di tre tracce di sangue rilevate all’interno del condominio di via Fiume. La prova del Dna aveva sancito che quelle gocce di sangue non fossero attribuibili a Gianfranco Cherubini. Le gocce erano state rinvenute nelle scale interne al condominio e collocate dalla difesa in quella che si ritiene esser stata la via di fuga dell’omicida, che sarebbe stato ferito dalla povera Maria Pina Sedda, affetta da sordità, e aggredita nella cantina. Nella richiesta di revisione si assumevano quali presupposti che quelle gocce ritrovate fossero successive all’uccisione di Maria Pina Sedda, che la donna avesse avuto una reazione o che il suo assassino si fosse accidentalmente ferito, e che le scale interne fossero la via di fuga dell’omicida.

La Corte d’appello aveva respinto questa prospettazione, accogliendo la tesi dell’avvocato Gianluigi Mastio, legale di parte civile per la madre, le sorelle e la figlia di Maria Pina Sedda (all’epoca dei fatti aveva 4 anni), che aveva sostenuto l’inammissibilità della revisione. Per la Corte, la difesa di Cherubini assumeva per scontato un fatto che avrebbe dovuto essere dimostrato: il collegamento tra le tre tracce ematiche e la dinamica del delitto, fondato su “premesse” del tutto indimostrate. A febbraio una nuova puntata, la quinta, in Cassazione. (simonetta selloni)

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