La Nuova Sardegna

Nuoro

Il “modello Mamoiada” piace anche alla Malvasia

di Alessandro Farina
Il “modello Mamoiada” piace anche alla Malvasia

Confagricoltura Oristano mette a confronto produttori, Consorzio ed esperti Al convegno di Bosa anche l’assessora regionale all’Agricoltura Gabriella Murgia

06 marzo 2022
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BOSA. Il convegno “Malvasie di Sardegna. Vini antichi per un mercato moderno” ha riscosso l’attenzione degli addetti ai lavori, in arrivo a Bosa da tutta l’isola, ma soprattutto ha riaperto in Planargia il dibattito sul futuro di un vitigno che da secoli caratterizza la produzione enologica di qualità nella fascia centro occidentale dell’isola, il Malvasia di Bosa doc. Confagricoltura Oristano, che ha organizzato l’appuntamento venerdì mattina nell’aula convegni dell’Episcopio, ha centrato l’obiettivo presenze e innescato un dibattito sul nuovo respiro, per il presidente regionale di Confagricoltura Paolo Mele guardando all’esempio di Mamoiada, da alimentare in un settore che ha ancora non poche carte da giocare, in termini di sviluppo economico con risvolti di richiamo anche turistico. Con l’impegno, scandito a chiare lettere dall’assessora all’Agricoltura Gabriella Murgia, di un fattivo sostegno da parte della Regione Sardegna. Sette i comuni dove si producono le diverse tipologie (amabile; dolce; riserva; spumante; passito) di Malvasia doc in Planargia: Bosa, che la fa da padrona per superficie, Modolo, Tresnuraghes, Magomadas, Suni, Flussio e Tinnura. Qui si trovano i terreni fortemente calcarei, a due passi dal mare, che danno a questo vino tinte, sapori e profumi inimitabili. Un fazzoletto di terra però, rispetto alle reali potenzialità, se si considera che la superficie idonea coltivata nel 2020 è di appena 25 ettari. Da cui i diversi produttori riescono a ricavare 16.100 litri di pregiata Malvasia, 150 gli ettolitri imbottigliati, alcuni dati. Aziende prevalentemente a conduzione familiare «notevolmente atomizzate e che per la maggior parte non superano i pochi ettari» rimarcano gli esperti.

Numeri che potrebbero crescere, la scommessa. Centrando però obiettivi solidi, guardando ad esempi già consolidati. «In Sardegna abbiamo la fortuna di avere realtà virtuose, dove il vino ha fatto da apripista allo sviluppo di comunità lacerate dall’emigrazione e dalla mancanza di prospettive future» ha spiegato il presidente di Confagricoltura Sardegna Paolo Mele.

Guardando al successo di Mamoiada «un modello da cui attingere, che è riuscito a coniugare agroalimentare e tradizione, turismo e accoglienza» in uno dei pochi centri delle aree interne «in controtendenza rispetto allo spopolamento delle zone rurali». Per Paolo Mele quindi il Malvasia di Bosa ha «potenzialità enormi e il mercato risulta ancora ampiamente espandibile così come, se ben progettate, le produzioni». «La Regione ha messo in campo interventi mirati per potenziare la redditività delle aziende, favorire l’aggregazione dei produttori e valorizzare la qualità e la sostenibilità delle produzioni» premette l’assessora all’agricoltura della Regione Gabriella Murgia. Che vede nel vino Malvasia di qualità «Un’eccellenza del territorio che continua a ricevere apprezzamenti e riconoscimenti in tutta Italia, grazie alla sua unicità e all’alta qualità». Con la promessa che «ci sarà sempre, da parte mia e della Giunta regionale, un convinto sostegno a tutto il settore e ai Consorzi di tutela, come quello di Bosa, che garantisce la valorizzazione di un importante dop» conclude Gabriella Murgia.

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