La Nuova Sardegna

Nuoro

Dopo l’appalto Viseras ricorre al Tar

di Kety Sanna
Dopo l’appalto Viseras ricorre al Tar

La cooperativa che per 21 anni ha gestito il Museo delle Maschere considera illegittimo il disciplinare di gara

15 marzo 2022
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MAMOIADA. La cooperativa Viseras che per 21 anni ha gestito il Museo delle Maschere mediterranee, il Museo della cultura e del lavoro e il Mater di Mamoiada, ha fatto ricorso al Tar per chiedere l’annullamento della procedura negoziata per la concessione dei servizi museali, indetta dal Comune, e dell’aggiudicazione del servizio di gestione al “Consorzio Stabile Promakos Soc. Cons. A.r.l” di Rende.

Il fatto L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Luciano Barone, il 6 novembre 2021 aveva avviato una manifestazione d'interesse al fine di individuare operatori economici interessati a partecipare alla procedura negoziata sotto-soglia, per la concessione dei servizi museali. La cooperativa Viseras, come altre società, aveva presentato istanza di partecipazione. Il Comune, quindi, aveva approvato gli atti e il disciplinare di gara, e a quel punto nessun operatore, vista l’offerta, aveva ritenuto congruo concorrere. La scadenza della gara, originariamente fissata al 20 dicembre 2021, era stata poi posticipata di due giorni. L’unico concorrente partecipante e aggiudicatario, era risultato il Consorzio Stabile Promakos Soc. Cons. A.r.l. con sede legale a Rende.

Il ricorso Secondo i legali della cooperativa Viseras, gli avvocati Mattia Sanna e Riccardo Caboni, il provvedimento di affidamento e gli atti che lo hanno preceduto, «sono affetti da “illegittimità derivata” discendente dal capitolato e dal disciplinare di gara, dove l’uso delle categorie giuridiche di riferimento è contraddittorio e irragionevole». Secondo i ricorrenti, infatti, nei documenti allegati al bando, si è fatta confusione tra lo strumento dell’appalto e quello della concessione, entrambi disciplinati dal Codice dei contratti pubblici, ma strutturati su presupposti giuridici ed economici completamente diversi. Se da un lato il bando rimanda alla figura negoziale della “concessione”, facendo riferimento all’art. 164 del Codice dei contratti pubblici, dall’altro si stabiliscono le condizioni e i criteri per un appalto di servizi, mediante il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Condizioni – secondo i legali di Viseras – che oltre ad aver generato confusione tra i partecipanti alla gara, risulterebbero del tutto illegittime. «La concessione pubblica di lavori o servizi – spiegano – si distingue dall’appalto per due elementi: quello del corrispettivo e quello relativo alla gestione del rischio operativo». Secondo i due avvocati, la criticità della gara indetta dal Comune di Mamoiada sarebbe l’utilizzo improprio di istituti giuridici, con termini e clausole, propri del contratto di appalto di servizi, mentre nelle premesse e nel richiamo normativo ci si riferirebbe allo strumento concessorio.

Scadenza dei termini Quindi, l’aspetto legato alle proroghe della scadenza per la presentazione delle offerte, di cui non si darebbe conto nel verbale della Comissione di gara, ma che hanno consentito al Consorzio Stabile Promakos di essere l’unico partecipante, presentando l’offerta nei termini fissati. Aspetto, non di poco conto per gli avvocati della cooperativa mamoiadina, che nel ricorso rimarcano: «Se la finalità del Comune era realmente quella di favorire la massima partecipazione, sarebbe stato più logico assegnate un termine più ampio per consentire agli operatori interessati, di valutare meglio la convenienza e poter presentare una più articolata offerta».

Le clausole Alla base del ricorso di Viseras, anche l’elenco di una serie di prescrizioni inserite nel capitolato di gara, secondo cui ogni rischio e onere è a carico del concessionario, mentre l’amministrazione non offrirebbe alcuna garanzia o impegno al fine di bilanciare il rapporto contrattuale. Tra le clausole: il controllo e la scelta del personale da parte del Comune, nonché il controllo del conto corrente bancario del servizio da parte del Rup (il responsabile unico del procedimento). Ad essere contestato, anche l’incasso della bigliettazione: il 70% andrebbe al Comune secondo una legge che stabilisce che il vantaggio dei concessionari non deve superare il 30%. Per i legali di Viseras, però, quella norma fa riferimento alla gestione dei musei nazionali.

Intanto il Museo delle Maschere mediterranee, il Museo della cultura e del lavoro, e il Mater di Mamoiada sono chiusi.

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