San Teodoro, in giardino un cannone del XVII secolo: la proprietaria a processo
Nei guai la titolare di un bar di San Teodoro. L’accusa: non denunciò la detenzione dell’antico residuato bellico
27 marzo 2022
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NUORO. Quel vecchio cannone per imbarcazioni da guerra, risalente presumibilmente al XVII secolo d.C. abbandonato nel giardino di un bar di San Teodoro, in località Terrapadedda, ha messo nei guai la titolare, finita a processo con l’accusa di essersi impossessata illecitamente di un bene culturale appartenente allo Stato e non averne denunciato il ritrovamento. A Sara Mossa, di 47 anni, vengono contestati i reati previsti dagli articoli 175 e 176 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Secondo l’accusa (il pm Francesca Pala), infatti, l’imputata a seguito di ricerche archeologiche o di attività finalizzate al ritrovamento di reperti di interesse culturale, aveva omesso di denunciare la presenza di un antico cannone nel suo giardino. Ma per il difensore dell’imputata, l’avvocato Giuseppe Mocci, le cose sarebbero andate diversamente. Così come aveva fatto in precedenza, nel 2012, il primo titolare dell’attività, anche il marito dell’imputata, esattamente due anni dopo, aveva segnalato ai carabinieri e alla Soprintendenza dei beni archeologici di Sassari, la presenza di quel reperto, con la speranza che qualcuno andasse a prenderlo. Nessuno però si era presentato. In un secondo tempo, nel 2016, durante un controllo, alla donna erano stati contestati i reati previsti agli articoli 175 e 176 del D.Lgs. 42/2004.
Ieri al processo davanti al giudice Giuseppe Carta era prevista l’audizione degli ultimi due testimoni, prima della chiusura dell’istruttoria dibattimentale. A causa di un difetto di notifica, però, i due testi non si sono presentati, perciò l’udienza è stata rinviata. La difesa sperava si fosse arrivati alla fine, vista l’eccessiva durata del procedimento, iniziato il 1° marzo 2016, dopo una prima apertura davanti al tribunale di Tempio, e il successivo trasferimento a Nuoro per competenza territoriale. «È agli atti che già nel 2012 il primo titolare del bar Ichnos avesse comunicato alla Soprintendenza la presenza del cannone, reiterata nel 2014 dal marito dell’imputata. Ora a distanza di 12 anni – ha detto l’avvocato Giuseppe Mocci – nonostante tutto, ci troviamo ancora a processo». L’8 luglio, sentiti gli ultimi due testi, si procederà con la discussione. Quindi il giudice emetterà la sentenza. (k.s.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA .
Ieri al processo davanti al giudice Giuseppe Carta era prevista l’audizione degli ultimi due testimoni, prima della chiusura dell’istruttoria dibattimentale. A causa di un difetto di notifica, però, i due testi non si sono presentati, perciò l’udienza è stata rinviata. La difesa sperava si fosse arrivati alla fine, vista l’eccessiva durata del procedimento, iniziato il 1° marzo 2016, dopo una prima apertura davanti al tribunale di Tempio, e il successivo trasferimento a Nuoro per competenza territoriale. «È agli atti che già nel 2012 il primo titolare del bar Ichnos avesse comunicato alla Soprintendenza la presenza del cannone, reiterata nel 2014 dal marito dell’imputata. Ora a distanza di 12 anni – ha detto l’avvocato Giuseppe Mocci – nonostante tutto, ci troviamo ancora a processo». L’8 luglio, sentiti gli ultimi due testi, si procederà con la discussione. Quindi il giudice emetterà la sentenza. (k.s.)
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